lunedì 29 giugno 2020

L'ANNO CHE VOLEVO



Quello nella foto, rosso ed inquietante, è un Daruma, un oggetto della tradizione Giapponese portatomi da mia sorella l'anno scorso. Non ho approfondito esattamente origine, funzione e storia del mostriciattolo, mi sono fidata di ciò che mi è stato riferito e questo post potrebbe contenere imprecisioni o perfino oneste sciocchezze sul poverino. Lo dico per correttezza e perché i commenti a tema "a dire il vero il Daruma è (segue saggio di 30.000 battute sul mostriciattolo da parte di laureat* all'università della vita)" mi annoiano tanto. Anche perché la tradizione giapponese non è al centro di questo post.

Come dicevo, mia sorella me lo ha portato dal Giappone a inizio 2019 e mi ha spiegato cosa dovevo farci: esprimere un desiderio/obiettivo per l'anno, disegnargli uno dei due occhi e poi metterlo in un punto alto della casa, in modo che stesse al di sopra della mia testa. Trovare un mobile più alto di me non era difficile, molto meno facile era capire cosa esprimere con l'occhietto del Daruma. Non sapevo cosa volevo e non sapevo cosa volere. Avevo un paio di idee in testa, nebulose, nessuna delle quali mi convinceva. Ma lasciarlo senza occhi non mi pareva di buon auspicio e nemmeno rassicurante, faceva troppo film dell'orrore giapponese. E i film dell'orrore giapponese non finiscono mai bene.

mercoledì 13 febbraio 2019

Liberate gli anni '80

Ciao, nostalgici degli anni '80. Sì, lo ammetto, non vi capisco. Non capisco voi e non capisco neppure tutto quel rimestare magoni lacrimosi con la testa rivolta ad un passato puro, ingenuo, autentico. Non capisco nemmeno di autentico cosa ci fosse.

Ricapitoliamo brevemente.

Andavano le spalline, cioè delle protesi in gommapiuma, democraticamente alla portata di tutti, che consentivano di fare le spalle mostruosamente larghe, la vita improvvisamente stretta (con cinturina elasticizzata "respira, se ne hai il coraggio") e il fianco più stretto per effetto ottico.

domenica 8 luglio 2018

METODOLOGIA DEL LASCIARSI

Il verbo lasciare lo coniugo proprio maluccio. Non so lasciarmi andare, né lasciarti andare. Sono più brava a stringere i denti, delicata come un Bull Terrier, a tirare, strappare. A trattenere tutto, che tu sia una persona o la maledetta acqua intracellulare delle cosce. Sono un boa constrictor in formato donna, vi stritolo e mi stritolo fino a all'ultimo millimetro cubo di aria nei polmoni.

Mobbasta, però (cit.).

Voglio diventare esperta dell'abbandono impenitente, del mollare senza rimorsi e nemmeno un accenno di rimpianto. Voglio mollare la presa, rinunciando definitivamente al free climbing nella vita e nell'anima. Voglio lasciare spazio alla spensierata cazzona che attende in me da anni e non sentire nessun senso di colpa per questo. Voglio smettere di rincorrere tutto il tempo chi non c'è

venerdì 27 aprile 2018

LA GIORNATA WILMA GOICH



Peggio del GDPR, dei giorni uggiosi e delle scadenze di fine mese, per me, c'è soltanto la giornata Wilma Goich. 

Se considero che oggi devo affrontare le informative da GDPR, che il cielo è nero come se stesse arrivando la strega dell'Est, che devo regolare pagamenti e fatture di fine mese e che, senza ombra di dubbio, è una giornata Wilma Goich, mi viene solo voglia di rannicchiarmi in un angolo del piatto doccia a piangere tutte le mie lacrime. Tipo Ace Ventura.

Chi è Wilma Goich

Quando ero bambina, verso la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, andava fortissimo l'effetto nostalgia del ventennio '60/'70.

martedì 3 ottobre 2017

LA LOBBY DELL'INDIGNICAZZONE


Forse il complottismo non è tutta fuffa. Forse qualche setta segreta qua e là esiste davvero e il fatto che non lo sappiamo con certezza è la prova che il loro porco lavoro di sotterfugi lo sanno fare proprio bene.

Non dico di credere alle scie chimiche o a Dan Brown, questo no. Ma qualche perplessità comincia a sorgermi, perbacco. In fondo io leggo tanto, mi documento, studio, approfondisco in internet che, si sa, ha sostituito perfino l'Università della Vita. Quindi alla fine ho diritto a formulare le mie teorie, perché non ho più solo una laurea, ho un dottorato di ricerca a vanvera e un doppio master carpiato con avvitamento. Dai, lo dico.

Mi sono convinta che esiste una lobby della indignazione a casaccio. Un gruppo occulto, i cui membri lavorano in gran segreto (e molto bene, va riconosciuto) per suscitare sdegno anche di fronte al puro nulla. Ombre, capaci di risvegliare il moralizzatore sopito in tutti noi e dileguarsi proprio un attimo prima che sia possibile chiedergli se è poi vero che la Ferragni è incinta. Tra l'altro peccato, poteva nascerne una grandiosa indignazione di gruppo su questi Vip che uniscono con incoscienza patrimoni economici e genetici.

Io la chiamo la LOBBY DELL'INDIGNICAZZONE.

Penso ci siano loro dietro il 90% delle discussioni isteriche che circolano sui social. Arrivano, accendono la miccia e via! più veloci della luce verso la prossima polemica superflua. I loro capolavori sono sotto gli occhi di tutti, continuamente. Vediamoli insieme, amici complottisti.

L'incenerimento da Buondì

La pubblicità del Buondì è ormai questione nota e sviscerata in tutti i suoi superflui aspetti. Ho avuto la fortuna di essere connessa alla sua prima circolazione sul web, ho potuto gustare lo sdegno di tante donne e madri di fronte all'incenerimento della mamma appassionata di ikebana. Adesso che l'infiltrato della lobby malefica si è già spostato altrove, riflettete con me amiche indignate. La pubblicità si apre con una bambina bionda e petulante, che spara alla madre un pistolotto su una colazione sana ma golosa, il tutto mantenendo una paresi facciale da nervo trigemino reciso. A lei risponde questa madre mechata e phonata, che di professione infilza fiori senza ragione, che invece di invitarla ad andare a giocare dove ci sono i tombini scoperchiati (cit.) le risponde, condiscendente ed irritante, che una colazione così non esiste e che Mazinga Zeta la pialli con un meteorite se esiste. Un tipica imprecazione di uso comune. Inaspettatamente (...) la signora dei fiori recisi finisce sotto un sassone incandescente.

Ora: tutto ciò fa pensare ad una offesa con vilipendio della figura femminile e materna? O non fa invece pensare ad una fiacca presa per i fondelli di 40 anni di pubblicità leziose a base di famiglie inamidate, che invece di rotolare giù dal letto grugnendo saltellano deliziose per casa, con cartelle e cravatte coordinate, addentando pezzi di polistirolo decorati con cioccolato ai conservanti? Ci siamo capite.

L'incenerimento dell'incenerimento da Buondì

Come detto, l'indignazione iniziale è già sopita, qualche donna si è ritrovata urlante con un reggiseno bruciato in mano mentre tutti già sghignazzavano, costretta a colpi di tosse e frasi imbarazzate. E dove è finito l'infiltrato della lobby, l'accenditore di micce a tradimento?

Come al solito, mentre ancorava infuriava lo sdegno più inutile, l'infiltrato è filato via, passando direttamente all'altro fronte e accendendo lo sdegno dello sdegno: come avete potuto, stolti, indignarvi per una simile scemenza? E via di contro commenti e contro post in cui i pubblicitari del Buondì sono passati dall'essere maschilisti arretrati e possibili fomentatori di femminicidio (giuro, l'ho letto), all'essere geni all'avanguardia che hanno abbattuto decenni di maschilismo arretrato e di fomentazione del femminicidio.

Naturalmente ora si sta spegnendo anche la contro indignazione. Ma io ho un sospetto sulla prossima mira dell'infiltrato: credo abbia puntato tutto sull'ultima versione della pubblicità, in cui ad essere asfaltato è il simpatico postino (personaggio di fantasia, la scienza ci insegna che i postini non sanno sorridere). Quindi a breve la rivolta pro postini e, più in generale, pro onesti lavoratori, schiacciati da questa reclame organizzata dai poteri forti e che certo non sta dalla parte degli sfruttati. Perché i padroni ci vogliono tutti piatti, come sogliole cosmiche.

E poi (come mi chiede sempre mia figlia)?

Dove altro arriveremo? Non so, ma ho un suggerimento per prendere in contropiede l'infiltrato della lobby: nella prossima pubblicità la bambina petulante e con paresi mandiamola a parlare con i dirigenti di Trenitalia. Sospetto che l'unica indignazione possibile sarà perché il meteorite non era abbastanza rovente.

Quindi, che ne penso? Penso che indignarsi sia una delle attività più inutili e che qualcuno se ne sia accorto già da un po', ad esempio De Andrè. Ricordate il testo della canzone "Don Raffaè"?
Prima pagina venti notizie 
ventuno ingiustizie e lo Stato che fa 
si costerna, s'indigna, s'impegna 
poi getta la spugna con gran dignità 
Ecco. Solo che anche per gettare la spugna con dignità ci vuole un certo talento.

giovedì 25 maggio 2017

5 COSE CHE NON RICORDAVO DI TWIN PEAKS

  1. Tra la fine della prima stagione di Twin Peaks e l'inizio della seconda, momento che nella storia occupa lo spazio di un paio d'ore, Donna passa da un caschetto morbido ad una cofana bisognosa d'anticrespo, da maglioni a campana e giacche da boscaiolo a pullover attillati e minigonne, dallo stile catechista alle sigarette lascive condite da occhiali da sole in ogni ambiente. Immagino ci sia un senso in tutto ciò, tipo una metafora del male che si fa strada.

venerdì 10 febbraio 2017

MARCO GIALLINI E BOLLORI (BREVE STORIA TRISTE)

Ieri sera sul palco dell'Ariston, su questa scala auto montante che pareva Hogwarts, è apparso Marco Giallini. Alto, elegante ma scamiciato, faceva la sua maledetta figura. Cortese, ma con la caratteristica espressione di un Rocco Schiavone in piena rottura di coglioni di livello almeno 8. Sornione. 

Il cervello mi si è subito spataccato contro il monte di ormoni che quest'uomo mi smuove. Non importa che ruoli interpreti. Non importa di quanti attori cani lo circondino, non conta nemmeno che gli facciano fare la comparsata in pieno Sanremo, a fianco di un Gassman affetto da bambuccite declinata in sneakers. Lui è al di là di tutto e tutti, e io con lui, inebetita, in coma poco vigile.

Approfittando della mia temporanea infermità, l'Inquisitore Spagnolo mi si è avvicinato chiedendomi di sentire la temperatura del biberon. Dato che non rispondevo, sempre inebetita, mi ha scoperto un polso e ci ha rovesciato sopra mezzo litro di latte a livello di calore "Lava di Mordor + girone infernale", procurandomi ustioni e buchi nella carne.
Triste fine dei miei sogni Giallini.

martedì 3 gennaio 2017

2016 vs 2017



Caro 2016,
                 non credo di sconvolgerti troppo se ti dico che molti pensano tu sia stato un anno di merda. Mi ricordi un verso di De Andrè "(...) signor becchino mi ascolti un poco/il suo lavoro a tutti non piace". Ecco, anche tu non hai riscosso grandi consensi, cosa vuoi che ti dica io per risollevarti?

Sicuramente non posso detestarti,

lunedì 21 marzo 2016

BREVE DIALOGO SURREALE DI ALIMENTAZIONE, VIRILITA' E PUNTI FERMI DELL'ESISTENZA


(Lui siede sul divano, con in braccio la figlioletta di pochi mesi. Lei è in cucina, intenta a preparare il pranzo domenicale, che comprende anche la sofisticata portata di salsicce e patate. Lui, dopo aver sniffato l'aria soddisfatto, esordisce così.)
LUI:- Certo che ti piace proprio la salsiccia. L'avevi chiesta a tua madre anche per il pranzo di ieri!
LEI (rassegnata):- Sono anni che ti ripeto che non impazzisco per la salsiccia. L'ho fatta prendere a mia madre perché so che a te piace molto.
LUI (sorpreso):- Va be', ma non è che piace a me, la salsiccia piace a tutti. (Guardandosi intorno illuminato, forse in cerca del biografo) Un uomo a cui non piace la salsiccia non è un vero uomo!

(Lei ride silenziosa, omettendo di evidenziargli il possibile doppio senso volgarotto insito nella frase che ha appena pronunciato e che decisamente fa a pugni con la comune idea maschile di virilità. Lui intanto, convinto di essere un novello Oscar Wilde, sempre pronto a sfornare aforismi, prosegue a snocciolare insegnamenti di vita alla figlia.)

LUI:- Capito Iaele? Sono cose importanti. E te ne insegnerò tante altre. Ad esempio: un soldino risparmiato è un soldino guadagnato, la Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte... 

(C'è chi, stolto, potrebbe chiedersi cosa c'entra Robert Redford con le strambe verità esistenziali dell'Inquisitore Spagnolo. Innanzi tutto, quando si parla di virilità, Robert Redford c'entra. Sempre. Forte. 
In secondo luogo, poi, solo lui sa risvegliare la sedicenne che alberga in me. Quando ho visto questa immagine sulla copertina di Vanity Fair, che prometteva articolone centrale e molte foto all'interno, non ho potuto fare a meno di comprarlo, già pregustando il momento in cui avrei ritagliato tutte le immagini pubblicate per decorarci il mio diario. Siccome però, una volta a casa, ho realizzato che non ho più un diario da circa 20 anni, ho dovuto trovare una moderna soluzione alternativa. Perché da qualche parte dovevo pur appuntarmelo, tutto quel fascino biondo.)

martedì 29 dicembre 2015

L'INSTABILE EQUILIBRIO DELLE POCO AFFIDABILI PERCEZIONI UMANE

Ho una convinzione, più o meno da tutta la vita, su cui ho basato un'abbondante percentuale di litigi con fidanzati, uomini in generale, ingegneri, perfino giudici: l'oggettività fa raramente parte delle nostre vite. Forse è addirittura pura illusione. 

Rifletteteci un attimo: cosa c'è di davvero oggettivo, cioè inconfutabile e costante per chiunque, senza distinzione alcuna?

mercoledì 2 dicembre 2015

DICEMBRERIE (RELOADED)


Questo post appartiene alla felice cerchia di quelli che avevo pubblicato tempo fa e che Blogger ha deciso di cestinare, per motivi ignoti. Comunque credo c'entrino il riscaldamento globale e i cerchi nel grano. Fatto sta che non compare più nella cronologia della sua epoca di pubblicazione, che era originariamente il 21 dicembre 2013
Ma, come ci insegna 50 Sfumature di Grigio, non tutto il male vien

martedì 24 novembre 2015

DIALOGO SURREALE DI ETERNO RIPOSO CON DIRITTO DI RIPENSAMENTO

(Sabato mattina tristarello. Lui e Lei passeggiano con il cane per le strade di Argelato, un ridente paesino della bassa emiliana, al confine con la provincia ferrarese. Lui esalta le qualità della giornata campagnola: nebbia fitta, umidità da cascate e campane a morto, quale sottofondo musicale gentilmente offerto dalla chiesa del paese. Trasportato dall'atmosfera, lascia emergere il suo prepotente lato da giovane Werther

giovedì 5 novembre 2015

DI CARRELLI, AMNESIE, MODA' E BAMBUCCI MONOMANIACALI

ATTENZIONE: questo post è stato pubblicato originariamente il 15 gennaio 2014. Lo ripropongo ora per rimediare ad un erronea eliminazione. Sorry.

Tra i buoni propositi per il nuovo anno, ci ho infilato pure quello di scoprire un orario in cui un rinomato supermercato, che chiameremo con l'enigmatico nome di Straesse (copyright di mio padre) per rispetto della privacy dei carrelli,  è abbordabile e non intasato. Ad oggi avevo provato la mattina presto (errore madornale, terra dell'Anzianotto Pensionato, che attende il suo turno avvinghiato alle serrande fin dalle 6.30, livido in volto per freddo e rabbia, perché nessuno gli apre. Soprattutto il lunedì mattina, quando l'apertura è pomeridiana), l'orario promiscuo tra le 17 e le 18.30 (doppio errore madornale con carpiato, l'orario dei lavoratori ordinari, che escono dagli uffici e piovono direttamente dentro il supermercato) e l'ora tarda, tra le 20 e le 21 (errore imperdonabile,

mercoledì 4 novembre 2015

DIALOGO SURREALE DI NONNA E DI MELE

(Domenica pomeriggio. Lui e Lei si sono lanciati in una nuova sfida culinaria: trovare e sperimentare tutte le ricette esistenti di torta di mele, per eleggere la preferita. Così, ogni domenica, sperimentano una nuova torta. Questa settimana tocca alla ricetta della nonna di un ex di Lei, il che non lascia presagire nulla di buono. Mentre Lei mescola gli ingredienti principali, Lui viene incaricato di pelare e tagliare le mele, secondo il fulgido esempio di Gianni Morandi. Che, tra l'altro, piuttosto che cantare di banana e lampone avrebbe fatto meglio a parlare più sinceramente di patate e piselli.

domenica 25 ottobre 2015

DIALOGO SURREALE DI LAVAGGI ED INVENTIVA

(Sabato pomeriggio di faccende domestiche. Lui e Lei si incrociano per casa, ognuno operosamente addetto a qualche compito. Fuori è autunno e Lei ne è così contenta da aver concesso a lui, in una botta di generosità e democrazia, di caricare da solo una lavatrice. Dopo un po' Lei entra per caso nel bagno dove si trova l'elettrodomestico e l'occhio le cade sull'oblò. E là, a farle "ciao ciao" dalla guarnizione di gomma, spunta un fazzoletto di carta, appallottolato e infradiciato, avviato verso un destino ineluttabile di squagliamento e disseminazione su tutti gli altri capi. Lei esplode in un urlo incontrollato)

LEI (sempre elegantissima):- Perdindirindina! (giuro, eh, proprio così. Mai potrebbe uscirsene, che so, con un "Ma cazzo!")
LUI (che aspettava geppetto in un angolo, orecchie tese e coda di paglia a dimensione pavone):- Non è come credi!
LEI (ringhiando):- E quindi com'è, se non che come al solito hai dimenticato di controllare le tasche degli abiti prima di lavarli?!
LUI:- No, no e no, è un panno acchiappa colori!
LEI (presa in contropiede per una frazione di secondo dalla tranquilla convinzione di Lui, incespica. Poi ha una visione dell'armadietto dei detersivi e si fa sospettosa):- Non abbiamo mai comprato panni acchiappa colori...
LUI (spavaldo e tronfio):- Come lo sai? Non puoi saperlo, l'ho comprato io! E' un panno acchiappa colori! (e sottolinea il concetto con il gesto di Sordi ai lavoratori) Dimostra il contrario, se ci riesci! 
LEI (pensando mesta che per dimostrare il contrario basta attendere la fine del lavaggio):- ...
LUI (trionfante e rivolto al cane):- Hai visto Frankie? L'ho lasciata senza parole! Per una volta si è ammutolita!

(Un dì, se non andranno sempre cazzeggiando di ricerca inutile in ricerca inutile, mi piacerebbe che quell'abusato team di scienziati si dedicasse alle cose davvero serie della vita. Come individuare il gene responsabile della cronica incapacità maschile di ricordarsi di svuotare le tasche degli abiti prima di lanciarli dentro la lavatrice. Quel giorno felice smetterò di vedere la mia biancheria spartirsi il cestello con brugole, bulloni e fazzoletti intrisi di olio e moccio.)

domenica 18 ottobre 2015

IN AMORE VINCE CHI SI CURA (DI TE)

Di solito non m'imbrodo né mi lodo, sono attività che non amo. Si tende a rendersi sempre un po' ridicoli quando si applaude se stessi. Di solito, poi, dell'Inquisitore Spagnolo ne parlo per celebrare la mente non convenzionale e l'umorismo spesso involontario che lo contraddistinguono, per cui chissà tu che leggi che idea ti sei fatta di questo bruno giovane, che quando si rabbuia riesce ad assumere la stessa aria di seria riprovazione sfoggiata dal mio cane Frankie. Magari è per questo che si piacciono, per una strana corrispondenza di imbronciati sensi.
Ho anche notato che i miei racconti sono interpretati da alcuni come una sorta di perenne lamentela sul mondo che mi circonda, una sorta di anticipo su quella vecchiaia che trascorrerò in fila nella sala d'attesa del medico di base, spettegolando sull'ultima tirocinante ventenne che si è trovato e su come ai miei tempi queste cose non succedessero. 
Io dico che non è così e

giovedì 15 ottobre 2015

FIAT A TE E TUTTI I TUOI DISCENDENTI

ATTENZIONE: questo post è stato pubblicato originariamente il 23 gennaio 2014. Lo ripropongo ora per rimediare ad un erronea eliminazione. Sorry.

Dopo le guide dicembrine e queste ultime settimane, in cui il mondo si è appena ricordato che esiste una vita all'infuori di casa e del panettone, ne ho la certezza: Fiat non è un marchio, non è un acronimo, nè tanto meno il richiamo ad una squisitezza di cioccolato e grassi saturi. No, Fiat è un anatema, un incrocio ben riuscito tra un'imprecazione e una maledizione, ma di quelle temute, quelle che portano i presenti a sgranare gli occhi e toccare con mano salda legno, ferro o carne, a seconda della credenza vissuta come più autentica. Sul punto mi sento ingannata:

mercoledì 14 ottobre 2015

DIALOGO SURREALE DI METEOROLOGIA PER DIRITTO DI NASCITA


(Mattina presto. Lui, sulla soglia di casa, si appresta ad uscire. Lei lo saluta restando all'interno, senza ancora aver guardato fuori per capire il grado di orrore della giornata).

LUI:- Ah, mi raccomando: se fai una lavatrice stendila fuori, così si asciuga.
LEI (sporgendosi dalla porta perplessa, memore delle previsioni di alluvioni a secchiate):- Fuori? Con questo tempo?
LUI (con sguardo radioso ed invasato alla Rossella O'Hara che giura che non soffrirà mai più la fame):- Certo, non vedi che sta uscendo il sole?
LEI (sporgendosi di nuovo a fissare un cielo plumbeo e un'aria gocciolante di umidità):- Quale sole?! Ma se c'è una nebbia umida che pare di stare sott'acqua! Se stendo fuori posso fare a meno di lavarli i vestiti...
LUI (sorridendo indulgente, con l'aria di chi spiega cose molto ovvie ad una bambina molto tarda):- Si vede che non sei nata nella Bassa. Questa non è nebbia. Questa è foschia. Se ci guardi attraverso si vede benissimo che uscirà il sole, non appena sarà svanita. Oggi è bel tempo, FIDATI.
LEI (pensando alla sua terra natia, Mantova, posizionata qualche metro sotto il livello del mare e patria della nebbia a muro):- Ok.

(Due ore dopo Lei ha fatto ciò che avrebbe fatto ogni donna. Ha finto di concordare con il maschio e ha fatto di testa sua. Così la biancheria è al sicuro, stesa nel bagno di casa, mentre fuori piove talmente tanto che il cane si è rifiutato di uscire per la passeggiata e dorme sereno sul proprio materassone. Probabilmente nemmeno lui è nato nella Bassa).

lunedì 12 ottobre 2015

ADDIO, MIO TERENCE, ADDIO


Circola un post divertente su Facebook, in cui si parla del cartone animato Candy Candy e del fascinoso Terence, ovvero l'amorazzo "cattivo" della protagonista, il cui appeal era di parecchi punti superiore a quello di quel geppetto buono buono di Anthony, primo amorazzo un po' decotto di Candy, per fortuna morto prematuramente (ma non troppo). L'autrice del post prende spunto dalle differenze tra i due archetipi maschili rappresentati e considera quanto ci vorrebbe un Terence qualunque nella vita di tutti i giorni. Anche per questioni di "appoggio". E non parliamo di quello morale.

domenica 11 ottobre 2015

LO SCONSIGLIO HORROR DELLA SETTIMANA: HONEYMOON

Ormai sono famelica di film dell’orrore, e lo sono con grande democrazia, spaziando dal capolavoro d'autore al finalista del Ciofeca Film Festival. Ho visto persino quel film, che credo si chiami Unfriended, in cui un fantasma uccide i compagni di liceo attraverso Facebook e Skype. Se non è apertura mentale questa.
Come al solito, lo sconsiglio di oggi è merito di un’oculata scelta dell’Inquisitore Spagnolo. Diciamocelo, con gli Anzianotti già entrati in letargo e la mia attuale impossibilità di andare in palestra, non saprei di che scrivere, senza di lui. Grazie, mio gramo compagno.
Questa settimana il mio sconsiglio horror è Honeymoon.

venerdì 9 ottobre 2015

DI SETTEMBRINE MALINCONIE E FASTIDIOSI BAMBUCCI

ATTENZIONE: questo post è stato pubblicato originariamente il 9 settembre 2013. Lo ripropongo ora per rimediare ad un erronea eliminazione. Sorry.

Bello l'autunno, con la sua idea di qualcosa che ricomincia per tutti. Tecnicamente, lo so, non siamo affatto in autunno e non ci saremo ancora per un po' e sento fin da qui le grida indignate di quanti non sono ancora andati in vacanza, stanno per e non ne vogliono sapere di sentirsi dire che partono che è già autunno. Se ne facciano una ragione, le stagioni sono argomento incerto e visto che diamo per assodato che le mezze non ci sono più, allora io faccio partire l'autunno a sentimento, cioè quel sentimento di malinconia-freschino-buiopresto che tanto mi piace e mi riempie di aspettativa.

IL VILLAGGIO DEI DANNATAMENTE GENTILI

ATTENZIONE: questo post è stato pubblicato originariamente il 23 luglio 2013. Lo ripropongo ora per rimediare ad un erronea eliminazione. Sorry.

Non ho difficoltà ad ammettere che crescere in una città come Bologna offre molti vantaggi: ci sono cose da fare, posti da vedere eppure tutto è straordinariamente a portata di gamba o, nel mio caso, di ruota di bici. In una città così la macchina conviene dimenticarla, anche perchè altrimenti ci pensano i vigili urbani ad indurti l'amnesia coatta, trasportandola in un deposito auto sperduto e gestito da galantuomini che ti conteggiano sempre almeno un bel centone di sosta sul loro prestigioso asfalto, persino quanto la sosta è durata 30 secondi grazie al fatto che, sull'onda della furia omicida, tallonavi di corsa e da vicino il carroattrezzi.
Eppure vivo in provincia, nella bassa più bassa, dove l'argine e la sponda del fiume sono entrambi parecchio più in alto del balcone di casa tua. Dove a svegliarti alla mattina ci pensa l'adorabile contadino trebbiatore, accompagnato nel ritmo dalle galline più logorroiche che abbia mai sentito e, in un sottofondo corale da tragedia greca, dalle maledette cicale. E ci sto bene. Ne sono felice.

INCAZZATISSIMA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Trattasi di vera comunicazione di servizio, per cui chiedo scusa ai miei 3 lettori: il mio futuro ex fornitore di blog (ovvero blogger qui presente) ha pensato bene e in totale autonomia di regredire alcuni post già pubblicati negli scorsi anni al grado di bozze, in modo che non siano più leggibili per nessuno tranne che per me. Per renderli di nuovo visibili sono costretta a ripubblicarli, specificando in intestazione qual era la data originaria dell'articolo. Precisazione senza la quale sembrerebbe che io sia impazzita e creda di vivere nel 2013. Oltre a sembrare insolitamente prolifica sul piano editoriale.
Che dire? Wordpress arrivoooooooooo!
La redazione tutta in tutta la propria rabbiosa indignazione.

martedì 6 ottobre 2015

DIALOGO SURREALE DI PASTA ED INGANNEVOLE INFORMAZIONE


(Mattino presto, Lui e Lei si accatastano sul bancone della cucina per consumare il primo pasto della giornata. Lui come sempre si occupa di tutto: dispone la tovaglietta, le prepara una ciotola e un piattino, tira fuori lo yogurt dal frigo, le versa l'acqua, le cuoce due toast integrali fino alla mummificazione e le svampa la bustina della tisana sulla fiamma del fornello. Poi apre la mensola e, dopo una lunga osservazione pensosa, estrae un pacco di pasta di semola fatta a forma di riso. Di quel genere di pasta che le mamme propinano in brodo ai propri figli malati o ai genitori anziani.)

sabato 3 ottobre 2015

LO SCONSIGLIO HORROR DELLA SETTIMANA: JANARA, IL FILM CHE (MI) MANCAVA



Ispirata come una boccetta di Vicks Vaporub, inauguro oggi la rubrica di Sconsiglio Cinematografico. Per consentire a me, padrona di scienza infusa di cinematografia, di istruire voi, poveri figli miei, che non siete padroni di un cazzo (cit. cinematografica di grande valore e facile facile. Chi indovina?).
Questa settimana ho visto il film "Janara", selezionato personalmente dall'Inquisitore Spagnolo, che si è innalzato ulteriormente nella mia stima, da quando ho scoperto che ha un fiuto infallibile per le chicche del trash improbabile. I film che vi scova lui non ve li trova nemmeno il Morandini in carne e ossa. I film che trova lui, probabilmente, non li conoscono nemmeno i parenti stretti dei relativi registi.
Già la locandina di Janara prometteva bene: la scritta "ispirato ad una storia vera" è sempre una garanzia.

venerdì 21 agosto 2015

LA RISACCA DELL'ORRORE



Il mare è la personificazione dell'estate, per molti. Nella fantasia dei più, chi dice mare dice estate. Io preferisco la montagna, ma questo è un altro discorso. Il discorso di oggi, invece, è che effettivamente il mare e l'estate hanno molto in comune: entrambi ti riportano e ti sbattono in bella vista cose che non avevi nessuna ansia di vedere. O di rivedere. Cose che avevi dimenticato, e magari c'era il suo bel perché, cose per gettare vie le quali ti eri mezza lussata una spalla.

lunedì 10 agosto 2015

BREVE MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER UOMINI BISOGNOSI

Constato ogni giorno di più come la buona riuscita della comunicazione tra maschi e femmine sia minata da problemi sociali e personali. Il fraintendimento è il pane quotidiano degli scambi tra i sessi. E credo che il nemico numero uno della buona comprensione tra i due lati della barricata sia la massa informe, pulsante e rivoltante dei luoghi comuni. Essi sono il pane dei poveri di spirito e di capacità critica, l'argomento preferito da chi non ha niente di nuovo da dire e

sabato 18 luglio 2015

ESTATE CHE VIENI, ESTATE CHE VAI

Un altro anno è passato ed io, pur amando le tradizioni, ho deciso quest'estate di innovare: parto per sette-giorni-sette di vacanza, in barba al record personale di salto in lungo agostano che avevo stabilito passando più ore in studio che in qualunque altro posto. Però ad una tradizione devo per forza restare fedele e dunque ho onorato la stagione estiva guardando la mia annuale puntata di Beautiful. Non so e non voglio sapere a che numero di puntata siamo arrivati

lunedì 29 giugno 2015

FANTACOMMERCIO

Con l'avventura di oggi entro a pieno diritto in quel mondo di esperienze sensoriali senza ritorno che è il #Fantacommercio. I fatti.
La scorsa settimana mi contatta una gentilissima incaricata di nota casa editoriale, mi parla di un nuovo prodotto banca dati e mi chiede se può mandare qualcuno ad illustrarmelo e farmelo provare. Accetto per buon cuore:

lunedì 15 giugno 2015

MENTE SANA IN CORPO MANZO PARTE TERZA - I RAGAZZI DEL SALOTTO

La palestra è davvero come Quark: ci scherzi sopra, la prendi in giro, dici che è sempre uguale, ma alla fine arriva la puntata che ti inchioda al divano, con nozioni che non solo non avevi, ma che nemmeno pensavi di poter volere. Perché la palestra è, innanzi tutto, osservazione e scoperta. Continua. Inaspettata, spesso indesiderata, ma sempre entusiasmante.
Ed eccomi dunque, novella Enrichetta Lowell,

venerdì 29 maggio 2015

HO VISTO COSE A SPECCHIO CHE VOI UMANI

Si sa, per strada possono succedere cose incredibili, soprattutto se si è alla guida di un'auto e si ha il vantaggio della visione multipla grazie agli specchietti laterali e retrovisore. Anche quando pensi solo a tenere l'acceleratore in posizione costantemente orizzontale per recuperare il ritardo epico accumulato, anche quando il cielo plumbeo ti rende impossibile credere che sia maggio e non una versione 2.0 di novembre, anche quando l'unico motivo di buonumore che ti avanza è il pensiero che che i Maya possano non aver detto tutte cazzate ma aver soltanto fatto un - perdonabile - errore di calcolo. Ebbene, perfino in quei momenti

giovedì 14 maggio 2015

LA STRATEGIA DELL'OCCHIO DA CERNIA

Dopo lunghe ore di osservazione a scopo umanitario ed antropologico, quasi tutte passate là dove vi ho più volte detto che dimora il vero sapere, cioè il bar, ho potuto verificare un'inattesa verità: molti uomini si sono convinti che il bravo ragazzo comprensivo tira di più. Il Soggetto del mio studio è stato un Ragazzone-che-ce-n'è-tanto. Si definisce così un individuo di sesso maschile,

giovedì 7 maggio 2015

RIGURGITO INFRA SETTIMANALE E SUE CONSEGUENZE

Durante il wee kend (come lo scriverebbe Lui, geniale autore dell'espressione STATU SQUO) può capitare a molti di mangiare pesante, tipo mattonate in fondo allo stomaco, che poi ti si ripropongono fino al week end successivo, anche sotto forma di ruttini discreti. Una sensazione fastidiosa e di riflesso, su cui si ha poco potere, che va subita con pazienza e innaffiata con tanta acqua, frutta, verdure e molti caffè. Però ha una sua utilità: questa condizione di ingovernabilità temporanea dello stomaco porta a meglio riflettere su

venerdì 1 maggio 2015

STORIA DI UGO

C'era una volta una ridente cittadina, dove i muri erano color ocra e dove l'umidità non scendeva mai sotto l'ottanta per cento. Dove le strade erano fatte di sassi costosi, che ogni due anni venivano riposizionati da omini arancioni, per la gioia degli Anzianotti da Cantiere, soggetti incanutiti che vegliavano ai bordi delle opere stradali, dispensando consigli tanto inutili quanto fastidiosi e non richiesti.
In questa gaia città viveva la nostra eroina, una giovane (...) donna dai ricci capelli infeltriti,

lunedì 13 aprile 2015

DEL SUICIDIO SOCIALE E DEI SUOI RIMEDI

Si fa un gran parlare dell'articolo apparso di recente sul Foglio, che tratta del perché Samantha Cristoforetti non sia un buon esempio. Al di là della portata innovativa dello scritto, che con la sua lunghezza di 235 battute mi ha aperto nuove prospettive e farà sì che d'ora in poi io non parli mai più di post ma di articoli, perfino quando twitto due righe per lamentarmi dei giocatori casuali selezionati su Ruzzle che tentano l'approccio via chat, tra uno schema e l'altro. A parte la doppia bordata del testo, che è riuscito in un colpo solo a far imbestialire tutte le donne

mercoledì 1 aprile 2015

AGGIORNAMENTI DI VITA

Ho ripreso in queste settimane la gaia tradizione degli aggiornamenti professionali obbligatori, quei corsi che mi servono per collezionare punti-credito da riportare scrupolosamente sul mio ligio librettino della formazione. Lo so, detto così fa tanto raccolta stoviglie di design, collezione Pennon-Sfarina, ma la verità è che c'è sempre qualcosa da imparare.
Ad esempio, nell'ultimo ho imparato che

mercoledì 25 marzo 2015

DIALOGO INTORNO AD UNA LINGUA MORTA E SEPOLTA

(Una mite serata bolognese di marzo. Lei e Lui passeggiano per le stradine alberate che circondano l'Ospedale Sant'Orsola, dopo essersi scofanati la pizza di Un Turco Napoletano, consigliatissima perfino a colazione. Più che passeggiare arrancano, per via dell'iniziativa di Lei di andare a piedi secondo un itinerario che nella sua testa era più veloce, ma che alla prova dei fatti si è rivelato aver allungato il percorso di  circa il doppio, causando tra l'altro enormi vesciche proprio a Lei, che ora cammina come se le avessero saldato il malleolo con la rotula.
Ispirata dalla brezza primaverile, Lei si è lanciata con soddisfazione,

mercoledì 11 marzo 2015

BREVISSIMO POST DI WHISKY ED IPOTETICA DELL'IRREALTA'

E per la premiata serie "Sogno o son desta": mi sono appena sentita dire "guarda che non sei la sola a lavorare" da un uomo, ultra quarantenne, che alle ore 16.50 ha varcato la soglia di un bar ordinando un whisky e coca e a seguire si è stravaccato su uno sgabello, predisponendosi ad importunare le bariste per molte ore a venire, in unione con altri due gaglioffi che, come lui, ogni giorno, dalle 16 in poi, si dedicano all'alcolismo in cordata. Considerate che tale acutissima e per nulla risentita osservazione ha fatto seguito al mio ardito proferire parola, posto che, all'invito della barista a restare per sfanculare insieme a loro il soggetto, avevo semplicemente risposto che mi sarebbe piaciuto ma dovevo tornare al lavoro. E considerate altresì che questo pregevole esempio di maschio italico non mi conosce neppure per sbaglio. Sommate il tutto, mischiate come se fosse un cocktail fuori luogo per orario e categoria, ed otterrete l'ennesima valida motivazione per non nutrire felici aspettative verso il mondo ma(h!)schio. E per non dare mai corda a simili esemplari di umanoide. Tranne nel caso in cui la corda sia quella che io stessa gli avviluppo stretta stretta intorno al collo, in un caldo, materno e femminile abbraccio di conforto. A proposito: redarguito dalla barista, il Cavaliere del lavoro ha borbottato ferree argomentazioni a sostegno della sua acidità livorosa, del tipo "guarda che ci sono tanti modi di lavorare, ad esempio io potrei stare lavorando anche da qui, al telefono". Chiaramente un'ipotetica dell'irrealtà o, nel suo caso, della fantascienza. Ciò nonostante, voglio accogliere il suo egregio esempio ed informare tutti che da domani mi trovate non nello studio, ma al bar sotto allo studio, abbracciata ad una bottiglia di prosecco ma con il telefono in mano, acciocchè io possa dirvi con fierezza "che ti credi? Sto lavorando".

venerdì 13 febbraio 2015

SARO' FACILE PROFETA?

Vorrei portare alla vostra cortese attenzione la mia straordinaria qualità di veggente, che ho da poco verificato: ho iniziato a scrivere della prima serata di Sanremo mercoledì mattina, molte ore prima della seconda serata e senza aver letto nemmeno mezza anticipazione o pettegolezzo, perchè, con grande onestà, non me ne importa molto. Eppure, ci ho preso in tutto: in un colto riferimento alla letteratura greca, cito Argentero, come esempio parallelo al fu Bova (oggi pandolone) di bello&buono, ed ecco Argentero comparire sul palco dell'Ariston. Quindi la mia scrittura ha pure

mercoledì 11 febbraio 2015

CARO JACK, MI SA CHE SEI MORTO

In un adorabile controtempo, vi racconto dell'esordio sanremese mentre va in diretta la seconda serata. E, se mi concedete un breve inciso di tirata al mio mulino di intratrentenne (cioè tra trenta e quaranta), è mille volte più figa Irene Grandi di Emma. Mah.
Allora, ieri c'è stata la serata di apertura del Festival di Sanremo 2015 ed io,

venerdì 6 febbraio 2015

MONDO MA(H!)SCHIO-LA RAFFINATA ARTE DI FAR INNAMORARE UNA DONNA FACENDOLE REGALI BRUTTISSIMI

Ieri ho compiuto 37 anni e l'ho trovato molto utile. Ho potuto  prendere consapevolezza dell'enorme fortuna che mi è capitata, in campo sentimentale. In effetti il mio fidanzato si potrebbe tranquillamente definire adorabile: b(u)ono, gentile, garbato, allo stesso tempo virile e divertente. Certo, non sempre con consapevolezza, ma credo fermamente che ciò che conta sia il risultato. Non è questo, comunque, che mi fa sentire baciata dalla dea bendata, bensì il fatto che, come confermato dall'episodio del mio compleanno, Egli conosce i segreti di un'antica arte. Un'arte ormai sconosciuta ai più, le cui radici si perdono nella notte dei tempi, nascoste in qualche sperduto monastero in Tibet o all'interno di qualche film Disney, in cui occasionalmente compare pure Christian Bale: la nobilissima arte di fare regali bruttissimi o, in ogni caso, completamente fuori contesto, con ciò riuscendo soltanto ad aumentare il proprio fascino.
In quanto donna di una certa età (perché ammettiamolo, si è fatta una certa) ho alle spalle abbondanti trascorsi di regali pessimi, perfino di regali demmerda. Ricordo, ad esempio, che una volta per natale mi fu regalato un sellino per bici. Ma così, nudo e crudo, nemmeno impacchettato. Aveva un che di osceno. E' pur vero che sono una donna da bicicletta, tuttavia un sellino sotto l'albero non è proprio il sogno che culli fin da bambina, mentre rapi a zero le tue Barbie e ne scarabocchi le gambe, assurdamente lunghe, con i pennarelli indelebili. Un'altra volta, dopo che per mesi mi era stato preannunciato un regalo scelto col cuore, mi sono trovata a scartare un navigatore satellitare. Sono così ottimista che ho continuato a scartare anche la scatola del navigatore, sperando fosse un espediente per camuffare il vero regalo. Non che ci sia niente di male, in un navigatore. Non fosse che non me ne faccio una cippa. Non fosse che ogni cellulare moderno ne è, di fatto, dotato. Non fosse che, mal che vada, con un portatile e Google Maps supplisco egregiamente. Non fosse, soprattutto, che non sono un uomo, per cui so sempre come arrivare alla meta. Non fosse, in ogni caso e sopra ogni cosa, che dopo quasi 5 anni di rapporto e 4 di convivenza, prima di parlare di "regalo fatto col cuore " dovresti accertarti che i carati siano nel numero giusto, oppure avere già escluso ogni sospetto di emorroidi, perché è proprio là che potresti a breve trovarti connesso col Tom Tom, in un'intima corrispondenza di amorosi sensi.
Comunque, per amore di doverosa cronaca, la palma d'oro del Regalo da Sbocco va senza dubbio al supposto regalo di San Valentino 2008. Dico supposto perché, con una lungimiranza che ancora mi riempie di orgoglio, lasciai il mal capitato il giorno 13 febbraio, impedendogli di investirmi in pieno con l'orrore da dono, che mi fu soltanto declamato, come degno epitaffio della storia. Per comprendere fino in fondo il rilievo della vicenda, dovete sapere che all'epoca avevo seguito un paio di corsi di tango, ballo che mi piaceva moltissimo. Essendo però l'espansiva che tutti sanno, trovavo difficoltà a godermi appieno la cosa, avvinta al corpo sudaticcio di qualche estraneo. Per cui ero andata avanti per mesi a scongiurare il donatore di sbocco di venire con me, anche solo ad una lezione di prova, per regalarmi la gioia di qualche ora di ballo in scioltezza, di una guancia a cui potevo appoggiarmi senza che la fronte mi scivolasse via per il viscidume. Lui niente, fermo ed irremovibile come un ottuso fittone, disposto a sentenziare che il tango assolutamente non gli piaceva, sebbene non lo avesse mai provato. Giunge la fatidica sera del 13, io lo espello dalla mia vita senza appello, e cosa mi escogita il genio per convincermi a restare? Dopo aver dichiarato di amarmi nonostante i miei difetti, sentendosi magnanimo e forte delle sue convinzioni, esordisce raccontandomi il regalo che non ha avuto il tempo di darmi: un corso di ballo latino americano insieme. Poi mi fissa, fiero, mentre nell'aria galleggia chiaro il fumetto "capito cosa ti sei persa?". In effetti la sensazione di essermi persa qualcosa è forte, per cui gli chiedo ragguagli, del tipo: perché, per quale inconcepibile valutazione mi regali un corso di balli latino americani (tra l'altro, termine generico in cui le scuole poche serie fanno rientrare di tutto, dal ballo del qua qua al sirtaki) se da mesi ti chiedo di accompagnarmi a tango? Non era più facile, di miglior successo e, diciamocelo, più normale regalarmi un corso insieme di tango? Lui gonfia quel bel petto da tacchino egoriferito, mi fa il sorriso dell'uomo che ha visto cose che noi umani, e sentenzia: "Be', i rapporti sono fatti di compromessi. Tu volevi ballare il tango, a me non piace ballare, il compromesso è che balliamo il latino americano". Avevo solo due domande per lui: 1) in quale pianeta dimenticato da Dio i balli latino americani si posizionano quale soluzione mediana tra il tango e il non ballare? 2) anche volendo accogliere la tesi relazionale dell'eterno compromesso, il senso di un regalo non dovrebbe essere fare felice la persona che lo riceve, senza se e senza ma, evitando di creare due scontenti? Non gliele ho poste, gli ho elargito io un "ma", seguito da un "vaffa" molto a tono, e ho fatto un compromesso; lui voleva che io restassi, io volevo vedere quante volte potevo passargli sopra con la macchina prima di rendere i suoi connotati irriconoscibili, il compromesso è stato che me ne sono andata lasciandolo alla sua compromettente vita. Mi dicono che oggi sia eccezionalmente patito di tango. Quanta mestizia.
Ma torniamo al tema principe. Il regalo bruttissimo.  Il quale è tutt'altra cosa, e una donna lo sa. E' quel regalo che ti disorienta, ma su un altro fronte ti fa nascere un pizzicorio irresistibile di gioia. E' il regalo che ti fa pensare "porca pupazza, ma una seduta di epilazione con luce pulsata no?! Costava meno ed era meglio", ma allo stesso tempo ti fa sciogliere di tenerezza di fronte al tentativo audace di farti felice. E' quel regalo per cui guardi Lui e pensi "E' bello come una statua greca, poteva avere pure senso estetico?" e intanto ridi divertita. Molto più felice che se avesse azzeccato il regalo. Perché una Louis Vuitton, o una Furla non sono per sempre, un  uomo che ci ha provato e ha buffamente fallito te lo tieni ben stretto, sperando che i manici in  vera pelle (la sua) non cedano. Insomma, il regalo bruttissimo è come il più rachitico e spennacchiato dei cuccioli di un canile: lo guardi, pensi che sia orrendo, che non lo vorrà mai nessuno, e non ti accorgi che nel frattempo ti ha già conquistata.
Il mio Lui ha all'attivo due regali bruttissimi, felicemente imbroccati uno di seguito all'altro. Il primo per natale: si trattava di un timido tentativo, o forse di riscaldamento, per cui si presenta con un bel sacchetto, ingannevole, di dimensioni discrete e di fattura pregevole. Ci poteva stare che fosse un qualcosa di figo. Lì però il colpo di genio: scartoccio l'impacco e rilevo, con i miei occhietti avidi, una spazzola grande come una wok, in legno, e un pacchettino dell'Erbolario. Ok, vai di ripresa, la spazzola è un di più, il regalo sarà qualche profumo conturbante o una preziosissima crema idratante per il corpo, con scaglie d'oro e scrub al diamante, uno di quei prodotti che usi e subito  ti ritrovi ad urlare allo specchio "tu chi sei?", tanto la pelle ti è cambiata. No. Niente scaglie, niente diamanti ma, soprattutto, niente crema. Mi ha regalato un deodorante all'Iris. Aspetto che urli "scherzo!", ma non lo fa. Lo guardo davvero perplessa. Lui mi guarda davvero ansioso, sperando di averci preso. Poi mi spiega: ha memorizzato che ho rotto la mia unica spazzola districante (nodi 1-manico della spazzola 0) e non so più come sembrare umana e, soprattutto, distinguermi da Mafalda. Ha memorizzato che, dopo aver provato un campione dei deodoranti in crema dell'Erbolario, ne avevo decantato le virtù per 24 ore consecutive. Ha fatto 2 (notizie) più 2 (acquisti) ed è giunto alla convinzione del regalo perfetto. Io non so che dire. E' tutto giusto, mi servivano entrambi, ma certo uno si aspetta dei regali, non la lista della spesa. Mi scende un po' la catena, a lui un po' la palpebra, sembra davvero dispiaciuto. Nei mesi a venire la sua spazzola diventerà il mio solo oggetto di culto, perché scioglie i nodi meglio di un marinaio di lunga esperienza. Ma non glielo dico. Non glielo dirò mai, perché un uomo dispiaciuto è un vantaggio che non va mai perso, soprattutto se l'unico fine della perdita sarebbe gratificare il suo ego. Credetemi, un ego maschile, qualunque ego maschile, non ne ha bisogno.
Giunge, come detto, il mio compleanno. La sera prima, a poche ore dalla mezzanotte, lui rientra a casa, tutto sorrisoni e sbattute di ciglia. Io al regalo non ci penso proprio, so quanto lavora lui, non riesco neanche ad immaginare che sia riuscito a trovare il tempo di pensare, scegliere ed acquistare qualcosa di adatto a me.
Infatti non ci è riuscito. Ma lui è un temerario, un brave heart della Bassa, non teme nulla, non si arrende mai, disprezza il pericolo e non ha paura di fallire. Quindi, non solo mi ha comprato il regalo, ma non sta nella pelle all'idea di consegnarmelo. Talmente non vede l'ora che, mentre esce col cane prima di cena, mi va a recuperare il pacco che aveva prudentemente occultato in garage. Entra in casa tutto orgoglioso, con un enorme sacchetto dorato decorato a ghirigori, chiuso alla bersagliera e abbellito in cima da una finta rosa turchese, di cui qualche lapide sentirà la mancanza. Ai bordi il sacchettone, probabilmente classificato come smaltibile nell'umido, si sta disfacendo da solo. Non è soggetto a strattoni nè a pressione eccessiva, si sta semplicemente disfando, sciogliendo, o almeno si sta sciogliendo la Pritt con cui ne avevano incollato i bordi. Un sacco così può preludere soltanto ad un Regalo Bruttissimo, almeno che non sia un camuffamento, a scopo depistaggio, di un regalo di autentico pregio. Lo penso ma non lo dico, che se poi il finto oro nasconde il re dei regali la figura di merda è irrecuperabile.
Lui è talmente fiero che continua a fissare il pacco e alla fine mi convince ad aprirlo con un quarto d'ora di anticipo sulla mezzanotte. Che poi non lo apro, mi limito a dargli un cricco, il colpo fatale per gli ultimi avamposti di Pritt sui bordi macilenti. Vedo qualcosa di blu, il tipo di blu sbagliato, e mi suona l'allarme. Ora, signori uomini, chiudete Candy Crush Soda Saga e ascoltatemi per un momento: sì, esiste un tipo di blu sbagliato. Esiste una tonalità sbagliata per tutti i colori, è la tonalità che vira dallo Sfigato Andante con Brio, giù giù fino allo Sciatto Vecchiume da Bancarella. La Cosa è blu Didò (il link ha scopi meramente illustrativi, per quanti non avessero mai giocato col Didò, Non provate a rifarlo a casa, soprattutto se siete uomini) ed è chiaramente una borsa. Una borsa con il manico A TRECCIA (restate sedute, signore, è tutto sotto controllo), le finiture in  FINTO ORO (niente panico, ripeto, niente panico) ed una FINTA CERNIERA decorativa sul davanti che sembra la bocca di un mostro in un libro di Stephen King (procedete in fila per uno, con ordine, verso le uscite di sicurezza). E' una borsa assolutamente perfetta. Certo, per essere tale del tutto io dovrei compiere 50 anni di più di quelli che compio effettivamente, essere vedova da almeno venti, frequentatrice di chiese e dedita al collezionismo di gambaletti coprenti color carne. Ma è comunque pura perfezione, quella che esprime. E' la Grande Bruttezza, perché oltretutto è enorme. Sulle prime sono troppo sconvolta per capire il genio. e vomito sul malcapitato tutte queste considerazioni, aggiungendo la domanda alla Sherlock Holmes: "Te l'ha venduta una coppia di Vecchidimerda vero?", a cui lui replica, sinceramente colpito "Esatto! Ma come fai a saperlo?!". Io mi gingillo per un attimo con l'idea vanesia di rispondere "elementare", ma desisto. Perché l'ansia e l'attesa nel suo sguardo mi stringono davvero quel pezzettino di carbone che temo di avere al posto del muscolo cardiaco. Smetto di spiegargli che, anche se non l'ho mai visto, conosco perfettamente il genere di negozio in cui è stato. Uno di quei negozietti vecchi e tristanzuoli, gestiti da una coppia di emiliani della vecchia guardia, i quali con la bocca ti sorridono invitanti, parlando di cucina casalinga e bei tempi andati, e con la mano intanto ti svuotano il portafoglio per roba di dubbissima qualità, che paghi più di una borsa di Desigual. Gente così avvezza al concetto di customer care, da utilizzare sacchetti autodisfacentesi al posto della carta regalo. Sacchetti che, sono pronta a scommetterci, vengono diretti dai bidoni dell'immondizia davanti alla fu sede dell'ultima Upim bolognese.
Lui mi fissa triste, con quei suoi begli occhi grandi, neri, lucidi, un po' all'ingiù, come si confà al maschio che ti conquista a suon di cucciolaggine. Mi sale la rabbia, verso questi due soggetti che si sono approfittati di un giovane uomo ingenuo. Un giovane uomo digiuno delle leggi fondamentali della vita di coppia, il cui primo comandamento è: mai regalare una borsa ad una donna se non è stata lei a sceglierla. Il secondo recita "Dico davvero", ed il terzo afferma "No, non ci sono eccezioni accettabili". Comandamenti trasversali, che vanno dai negozi abusivi di cinesi, fino ai banconi dorati di Hermès. Perché non è importante quanto costa, quanti loghi stilosi riporta o quante dita hanno perso i bambini che l'hanno cucita a mano: una borsa che non piace resta un colossale tonfo, nella maschia carriera di coppia. Ma non questa volta, perché questa non è una borsa che non piace, è un autentico Regalo Bruttissimo, al cui fascino nemmeno io posso resistere. Lo capisco solo quando Lui, pur di farmi avere un regalo che mi piace, mi intima di recarmi presso il covo dei Vecchi Rubacchiotti, identificare uno o più oggetti di mio gradimento e riferirglieli, in modo che possa effettuare il cambio. All'idea avverto un brivido di disgusto (come può pensare che i Vecchi Rubacchiotti abbiano davvero qualcosa che mi piace?), seguito da una fitta al cuore, un senso di perdita, e capisco che non mi voglio affatto separare da quell'ammasso di Didò a forma di borsa. Non posso pensare la Grande Bruttezza in giro per il mondo senza il mio braccio a sostenerla. Non riesco più ad immaginarmi mentre arranco per le scale del Tribunale, senza quell'accessorio sconcertante accoccolato nella curva del mio gomito. Hanno vinto loro, lei e Lui. Anche perché così tante tasche e scomparti, in una borsa, io non li avevo mai visti. E comunque, come mi è stato suggerito da saggia amica, ci sono sempre gli Uniposca, validi alleati per trasformare uno scempio in un esemplare unico.
Dunque signori uomini, cosa ci insegna questa amena storiella? Che quello che conta veramente è vedere, a volte anche solo intravedere, l'uomo dietro il regalo, cioè un essere di sesso maschile determinato nello sforzo di renderci felici. Anche quando questo sforzo è titanico e oltre le vostre possibilità, anche quando provarci vuol dire andare incontro ad inesorabili fallimenti e ad annunciate sofferenze, tanto sicure quanto dolorose. Perché, stampatevelo bene in mente (soprattutto se siete portatori sani di petti di tacchino e teorie del compromesso), l'amore è tutto qui: volere il bene dell'altro, rischiando il tutto per tutto, sfidando tutti i sensi, quello buono, quello estetico e persino quello del ridicolo.  Perché ho imparato che, forse l'eleganza no, ma l'amore può benissimo stare in una infagottata borsa di Didò.
Ah, se non siete all'altezza del compito, perché poco temerari o per nulla fantasiosi, non vi crucciate: la vostra carta di credito corredata di pin e fondo illimitato supplirà egregiamente alla mancanza. Almeno per un giorno.

domenica 11 gennaio 2015

P.U.S. E RACCAPRICCIO DEL LUNEDI'

Il lunedì è un collante per le folle, mette quasi tutti d'accordo, cioè unisce l'umanità nel pensiero che sia una giornata detestabile. Credo che gli unici a dissentire siano i parrucchieri, ai quali probabilmente schifa il martedì. Ma il sabato è sicuramente il più pesante per loro, quindi non so, non mi fanno statistica, lasciamoli alle loro tricotiche faccende.
Io di lunedì cerco di contenere i danni: faccio il minimo indispensabile, evito di scrivere atti, di fare riunioni, lettere, persino telefonate. Perché il raccapriccio del lunedì è lì che aleggia sulla mia testa con sguardo malevolo, pronto a farmi fare qualche vaccata che nemmeno sospettavo di poter fare. E non sono l'unica a pensarla così. I clienti che mi telefonano di lunedì, alla cortese domanda "come stai", rispondono invariabilmente "Come vuoi che stia? E' lunedì...".
Il mio studio sull'orrore prodotto dal lunedì ha recentemente raggiunto livelli di alta scientificità, con la prova provata che è una giornata che reca con sè qualcosa di maledettamente insano. E maleodorante. Perché il lunedì, nella mia palestra da Bassa, è il giorno della Kick Boxing.
Purtroppo a tenere il corso non è la Gentile Istruttrice, lei si limita a concedere in uso metà della palestra al "maestro" della disciplina e a tutti i soggetti che riesce a convincere ad allenarsi con lui.
Questa infausta manifestazione del raccapriccio del lunedì si è offerta ai miei sensi qualche mese fa. Quel lunedì sera arrivo e trovo quasi tutti i macchinari della palestra stipati in solo una metà della sala. Guardo perplesso l'altra metà e mi chiedo che mai ci dovranno fare. Dopo di che, per quell'anima rompicoglioni un po' umarella che mi contraddistingue, decido di andare a fare proprio l'unica macchina rimasta a bordo della metà denudata. Tempo 5 minuti, e cominciano ad arrivare giovani maschi, dalle pettinature improbabili, che si salutano con vigorose pacche, calci e testate. Contenti loro. Cominciano a svestirsi. E già questo mi fa strano: esistono gli spogliatoi, non sono il punto forte della palestra, ma una porta chiusa dovrebbe sembrare ancora vantaggiosa, quando si tratta di mostrare al mondo la marca della tua biancheria. Così non è per questi giovani, che, garruli come cinciallegre che hanno respirato l'elio, si calano soddisfatti le braghe, si sfilano le maglie e rimangono felici a ballonzolare davanti allo specchio. In mutande. Come si può immaginare, di ballonzolante c'era parecchio. Finalmente, all'arrivo di alcune ragazze, che si presentano cautamente già cambiate, si ricordano di essere lì per altro che non un addio al nubilato di qualche sorella Kardashian e iniziano ad infilarsi vestiti e parastinchi, restando a piedi pericolosamente nudi.
Uno tra tutti ci mette più tempo a ricoprire le proprie nudità, indugiando nel saltellare davanti allo specchio e nel fare mosse alla Rocky, emettendo anche dei versetti da orsetto colpito a fucilate nella bancarella del Luna Park. Non è bruttissimo, è anche discretamente in forma, ma certo non ha uno sguardo straordinariamente vivace, nè una voce molto maschia, per non far menzione della soddisfazione di sè che gli trasuda da ogni esibitissimo poro. Cioè è il re del fastidio e dell'indisponenza. Credo mi verrebbe voglia di saltargli sugli allucioni nudi anche se tutta questa scena la propinasse una domenica mattina di luglio, mentre sorseggio una birra ghiacciata dal materassino di qualche isola greca del genere "c'hai presente tipo due chilometri di spiaggia" (cit. Bisio). Ma, per di più, non sono affatto sulla spiaggia di nessuna isola greca, è un maledettissimo lunedì feriale, sto facendo della fatica fisica, di quella che fa venire la nausea, sono stanca per il solo fatto di essere sopravvissuta alla giornata. Mi faccio forza, sogghigno maligna, augurandomi che il maestro di cotanto scempio cerebrale arrivi in fretta e gli seghi le gambe con qualche ben urlato consiglio sui millimetri di lunghezza concessi per le capigliature maschili. 
In quel mentre, il nostro doppiatore mancato di film porno smette di urlare e dimenarsi, si volta e richiama a sé la festosa folla di ex smutandati. Oddio. E' lui il maestro. In quel breve istante mi passa davanti tutta la vita e capisco che la pace di cui avevo goduto per mesi nella palestra della Bassa, dove tutti sono gentili e nessuna tenta approcci interessati (ma forse questo dipende dal ringhio soffiato basso che proviene dall'Inquisitore Spagnolo appena mi viene rivolta parola) è finita per sempre. Il corso si è difatti appalesato, fin dalla prima lezione, come una compilation delle cacofonie più disturbanti generabili da essere umano. Gli ex Smutandati prima fanno un lunghissimo riscaldamento, in cui si corrono dietro in cerchio, cambiando ogni tanto verso ed inciampando uno sulle natiche dell'altro, abbozzando qualche maldestro pugno. Qui il mio nervosismo si è impennato: non c'è niente di peggio che vedere gente che si dedica ad una disciplina sportiva senza averne determinazione. Regola che per me vale perfino quando la disciplina dovrebbe essere dettata da un uomo che ha, evidentemente, un sogno molto diverso nel cassetto: il sogno di essere un giorno la macchina che nei luna park ti sfida ad esercitare la tua forza scazzottando un pallone. E' infatti lui,  il Maestro, la causa principe della cacofonia. La crea e dirige con talento, mentre gli Smutandati allievi arrancano col fiatone, con delle urla di incitamento che sono identiche al suono di quella macchina quando dai un cazzotto bello forte.
Poi passano tutti insieme a saltare la corda, incrementando il numero di coloro che inciampano nei propri piedi e fissano smarriti i compagni, come a chiedersi perchè il pavimento è improvvisamente sotto le loro mani, invece dei loro piedi. Vorrei poterli aiutare, fornendo loro l'indizio che forse, dico forse, tutto ciò ha qualcosa a che fare con le sneakers (anche qui!) piatte e mal allacciate che  i più giovani indossano, unitamente all'abitudine di tutti di strascicare i piedi, invece di alzarli da terra. Condotta che, se normalmente può anche funzionare e non intralciare la locomozione, diviene sicuramente ostacolante, quando si tratta di far passare una corda sotto i piedi stessi, senza che il pavimento si sia trasformato in fumo.
Il gruppo di ex Smutandati prosegue inarrestabile per quasi due ore, durante le quali finiscono per scambiarsi un paio di colpi maldestri, tutti abbozzolati nelle protezioni, e per fare una notevole serie di addominali e flessioni malissimo fatti, che non serviranno davvero mai a nulla. Il tutto, con il sottofondo dell'Uomo che Sussurrava al Punch Ball, che li incita con la sua vocetta acuta. Due ore così e avevo voglia di usare l'aspirante membro del Luna Park come pedana del tapis roulant. Sognavo letteralmente di impiegare il bastoncino per gli esercizi in un modo molto meno elegante e molto più tradizionale. Anche perchè, alla condotta da Armata Brancaleone, che da sola basta a renderli soggetti ideali per un linciaggio vecchio stile, si deve aggiungere il tocco aromatico: dopo due ore, tra piedi nudi e protezioni sudacciate (entrambe le categorie non grandi habituè delle abluzioni), nella palestra c'è un tale tanfo che la maggior parte dei non Smutandati respira dentro il proprio asciugamano, tentando di evitare il più possibile le macchine che sono troppo vicine agli urlatori. I quali, in questa prima lezione, forse orgogliosi del fatto che i frequentatori della palestra li fissassero sbalorditi, si sono a più riprese lanciati in imprese ardite, finte zuffe, scherzi esilaranti, che terminavano tutti con qualcuno che si rotolava sul sedile della pressa o sulle panche da addominali. Con non poca rottura di coglioni per chi, ingenuo, voleva soltanto farsi il proprio allenamento, non schivare zombie dinoccolati come in un video gioco vivente.
Ricordo, in quel primo lunedì di P.U.S. (Picchiatori Urlanti e Smutandati), di essere uscita dalla palestra veramente arrabbiata, per la violazione della mia pace da Bassa, e sconsolata, per la prospettiva di dover eliminare dei giorni dal mio programma di allenamento, cioè tutti quei giorni in cui questi puzzoni avessero imposto la loro rumorosa presenza alla palestra tutta. Avevo fatto male i miei conti. Soprattutto, avevo sottovalutato le tecniche della Gentile Istruttrice, formata alle più raffinate violenze psicologiche. E così il lunedì successivo, di malavoglia e brontolando, varco la soglia della palestra, costretta dagli impegni settimanali ad incrociare ancora una volta la strada del gruppo P.U.S., e mi trovo davanti un cambiamento sconvolgente. Perfino io, che apprezzo colori e decorazioni, mi sono fermata allucinata sulla soglia, sentendomi un concorrente del reality "Vendo casa disperatamente", appena tornato a visitare il proprio muffo appartamento anni '60 dopo che è passato per le mani dell'architetto di turno, che lo ha ribaltato a suo di carton gesso, faretti e tempera color grigio balena. La metà della palestra occupata dai macchinari era come sempre. L'altra metà era stata delimitata ed isolata con una serie di enormi, lunghissimi e pesantissimi tendaggi molto arancioni, trattenuti qui e là con delle corde decorate con enormi girasoli finti, molto gialli. Gli stessi girasoli spuntavano da molti angoli della metà della palestra deputata ad accogliere il P.U.S.. Gli Smutandati sono arrivati incerti, fissando sbigottiti cotanta decorazione, si sono cambiati velocemente, senza esibizionismi, che tanto non vedeva più nessuno, per via di quelle tende opportunamente coprenti, e hanno eseguito tutto il loro repertorio di movimenti imprecisi in un quasi totale silenzio. La dissonanza di quei colori, rispetto alla loro maschia esuberanza, li ha annientati. Chiunque cantasse "mettete dei fiori nei vostri cannoni" come simbolo di pace, non aveva mai conosciuto la Gentile Istruttrice e le sue tecniche di smontamento occulto. Mi si è avvicinata, sorridente e gentile, eterea e pura come una fata buona, ma con un luccichio in fondo agli occhi, che prima non avevo notato. Il luccichio di chi sa. "Che ne pensi, Sara?", mi ha chiesto serena. Che ne posso pensare? "Bellissimo. Grazie." Lei ha annuito, un po' Gandalf. Io ho sorriso, per nulla Frodo (mi rifiuto di identificarmi con il frignone per eccellenza della storia del cinema). Tutto intorno a noi la Bassa, di nuovo pacifica e riposante, al netto del P.U.S..

lunedì 27 ottobre 2014

INSIEME A TE NON CI STO PIU' ( E INTANTO COL CAVOLO CHE MI LIMITO A GUARDARE LE NUVOLE LASSU')

Ho rivisto il film "Come eravamo". Una vera e propria Bibbia in tema di differenze tra uomini e donne, caducità degli affetti ed opportunità di moderare la tendenza agli eccessi nella manicure, per schivare quello sgradevole effetto Erinni che da decenni affligge Barbra Streisand. Questi i punti forti della pellicola:
1) una meravigliosa colonna sonora;
2) una storia gradevole;
3) Robert Redford all'età di 35 anni che gioca a pallavolo in jeans aderenti e senza maglietta;

sabato 19 luglio 2014

IL CATALIZZATORE DELL'INASPETTATO

Adoro andare ai convegni, di qualunque tipo, da chiunque organizzati. Non perché mi spediscano a gratis in posti fighi, con piscina, spa e ristorante a dieci stelle (per quello, avrei dovuto fare il medico), né perché mi consentano di ampliare i miei orizzonti professionali, visitando paesi diversi ed esercitando il mio inglese, mentre mi aggiorno su temi di mio interesse (per quello avrei dovuto fare i soldi veri e pagarmeli). Soltanto perché è sempre garantito l'effetto Catalizzatore dell'Inaspettato. Ciò che non pensavo esistere, lì si materializza,

venerdì 21 marzo 2014

MENTE SANA IN CORPO MANZO PARTE SECONDA - IL SANTUARIO DEL BOVIN ARDORE

A distanza di mesi persevero nell'infliggere la palestra ai miei muscoli, nell'attesa di quella sculettata in più che mi catapulterà nell'olimpo dei fisici scolpiti. Là, dove io ed Elle Macpherson ci daremo di gomito in confidenza, irridendo la pelle bianca e un filo mozzarellosa esibita dalla Castà in quel di Sanremo. Nel frattempo, confermo la mia prima impressione: la palestra è la panacea di tutte le affezioni mentali, soprattutto se viranti alla depressione. In altre parole, se proprio non ne esci con le gambe più lunghe,

mercoledì 26 febbraio 2014

COME PER CALICANTO

Curiosando su facebook mi è parso di capire che il 2013 sia stato più o meno per tutti un anno intenso. C'è chi preferirebbe definirlo schiettamente di merda. Mi ci potrei mettere pure io in quella fila, per le ormai note storie di rottura sentimentale, a volte anche di palle, spessissimo di cuore. Ecco, il 2013 mi ha insegnato che l'espressione "cuore spezzato" non è un'iperbole abusata da Nicholas Sparks, ma qualcosa che può succedere davvero. Fa maluccio, però dalla rottura può venire anche qualcosa di buono, qualche sentimento compresso che cominciava a sentirsi strettino, qualche balla mal raccontata che ha ormai fatto il suo tempo. Forse nessuna grande rivelazione, ma sicuramente

lunedì 3 febbraio 2014

APPASSIONATA CRITICA CINEMATOGRAFICA IN CUI PARLO DI "AL DI LA'DI TUTTI I LIMITI" E NE SVELO IL FINALE, OLTRE AD UN ACCENNO PURE AL FINALE DI "AMERICAN PSYCHO". CHI NON LI HA VISTI, LEGGA A SUO RISCHIO E PERICOLO E CONTINUI COSI'.

Nei cestoni dei dvd a 2 euro e 99 che ogni tanto espongono nei supermercati, ho trovato un film che non avevo mai nemmeno sentito nominare: Al di là di tutti i limiti, tratto dal romanzo Less than zero di Bret Easton Ellis. Non so come mai, ma gli anni '80 hanno un certo nostalgico potere su di me, anche se all'epoca ero una bambina e non si può certo dire che li abbia vissuti. Inoltre, non mi capita spesso di trovare film che non ho mai nemmeno sentito nominare. Tutto questo, unito al fatto che la locandina esponeva un Robert Downey Jr. ultra giovane e labbruto, un Andrew McCarthy dall'occhio spiritato e deliziosamente chiaro

venerdì 6 dicembre 2013

IL POST SBAGLIATO

Questo post doveva essere molto diverso. Doveva parlare di addetti al call center della Provvidenza duri d'orecchie, del mio disappunto nello spiegare loro che è vero che quando chiedevo un essere umano, possibilmente maschio, che di me volesse proprio tutto non avevo in mente un soggetto specifico, ma è altrettanto sicuro che non mi riferivo ai signori di madre ignota che mi hanno svaligiato casa in una sera di ottobre, fottendomi tutti i pc,

venerdì 11 ottobre 2013

LO VOGLIO, ECCOME SE LO VOGLIO

Io credo nel matrimonio, cioè credo che sposarsi abbia ancora un senso. Non credo in niente di ciò che classicamente si ricollega all'evento: non credo negli abiti da migliaia di euro, non credo in tessuti rigidi e di varie sfumature di bianco usati pure per soffiarsi il naso, non credo negli addobbi floreali, né nell'allestimento della sala per il pranzo da 300 invitati. Non credo neppure nei 300 invitati. Non credo nell'impiego di paggetti minorenni, che finiscono per pestare il velo della sposa e rincasano con l'impronta del tacco della medesima stampato sulla fronte. Non credo a "è stato il giorno più bello della mia vita", perché viene da spararsi se l'apice di un'esistenza è ritrovarsi conciate come una drag queen cascata dentro ad una meringa. Per come lo vedo io,

giovedì 12 settembre 2013

LA DIABOLICA (P)OSSESSIONE

L'Apocalisse è dietro l'angolo, c'ho le prove. Niente catastrofi meteorologiche, né piogge di animali e/o insetti, per questa categoria attendiamo con ansia i primi servizi dei tg sulla brusca ondata di freddo, che un settembre così autunnale non lo si vedeva più dalla battaglia delle Termopili, epoca da cui non vedevamo  più neppure una faccia sepolcrale quanto quella del giornalista che annuncia la notizia. No, io parlo di ben altri fenomeni,

mercoledì 21 agosto 2013

Meraviglia del vivere nell'oggi: una volta, per sentire quanto le nostre vite fossero insignificanti rispetto al tutto universale toccava aspettare il tramonto, sperare in assenza di nubi, trovare un posto a ridotto inquinamento visivo e farsi venire il torcicollo a guardare le stelle. Finalmente, davanti a quella marea di lucine e lucette, faccia a faccia con l'ipotesi che chissà quanti abitanti di chissà quanti pianeti stessero facendo la stessa cosa in quel momento, si poteva considerare la piccolezza della vita umana. Un bel po'di fatica per un misero momento

martedì 30 luglio 2013

DELL'UOMO BUONO E DI ALTRI FENOMENI PARANORMALI



Di norma amo scherzare (...) sulla schiacciante superiorità della mente di noi donne rispetto a quella (...) maschile. Devo ammettere però che, di recente, la riflessione su decenni di relazioni sentimentali scazzaterrime, mie e altrui, ha incrinato le mie certezze in merito a questa maestosa eccellenza naturale.
L'ho detto e lo confermo,

venerdì 26 luglio 2013

LA TERRA DELL'ETERNO PALLORE

Come testimoniano le seguenti righe, sono sopravvissuta al tète à tète con Hitler, sebbene non abbia la certezza di riuscire poi ad alzarmi in piedi dalla sedia su cui sono al momento collassata, avendo perso l'uso di ambo i quadricipiti e di molti altri muscoli di cui non conoscevo l'esistenza, figuriamoci il nome. In queste tristi condizioni mi sono recata stamane di buon ora in Tribunale,

martedì 23 luglio 2013

MENTE SANA IN CORPO MANZO


Di ritorno dalla palestra, posso dire, con viva e vibrante soddisfazione, che quelli dell'abbonamento mensile sono i soldi meglio spesi di tutto il mio budget. Frequentarla mi fa benissimo, all'umore e alla mente; al fisico per il momento un po' meno, ma confido

lunedì 22 luglio 2013

THE WORLD IS NOT ENOUGH

Alla freschissima età di 35 anni e mezzo devo con mio rammarico constatare che non ho una vera e propria esperienza di etichetta della separazione, forse perchè alle spalle ho soltanto due chiusure, senza contare che la prima è stata un po' tempestosa, tipo sputi e gestacci, ragione per cui il galateo occupava una trascurabile parte dei miei pensieri.
Scopro quindi che

giovedì 27 giugno 2013

CHE DUE RUOTE

Sono ciclista quasi dalla nascita, almeno credo. Non mi ricordo se ho avuto addirittura un triciclo, ma sicuramente ho piazzato in maniera definitiva il mio posteriore su due ruote da quando la mano di mio padre lasciò il retro del sellino della mia biciclettina bianca fiammante di usura, ottenuta con paziente attesa dopo il passaggio per tutti i miei cugini. La fortuna di essere

mercoledì 26 giugno 2013

METEOROLOGIA DEL LASCIARSI

Quando una storia finisce, non so come, ti piove addosso di tutto un po', a volte grandina proprio, se c'è molto freddo capita perfino che nevichi. Qualunque perturbazione ti tocchi, tutti hanno qualcosa da dire e nessuno dice la stessa cosa del predecessore. Ci sono i sostenitori dello stile Lupo Solitario,