domenica 11 gennaio 2015

P.U.S. E RACCAPRICCIO DEL LUNEDI'

Il lunedì è un collante per le folle, mette quasi tutti d'accordo, cioè unisce l'umanità nel pensiero che sia una giornata detestabile. Credo che gli unici a dissentire siano i parrucchieri, ai quali probabilmente schifa il martedì. Ma il sabato è sicuramente il più pesante per loro, quindi non so, non mi fanno statistica, lasciamoli alle loro tricotiche faccende.
Io di lunedì cerco di contenere i danni: faccio il minimo indispensabile, evito di scrivere atti, di fare riunioni, lettere, persino telefonate. Perché il raccapriccio del lunedì è lì che aleggia sulla mia testa con sguardo malevolo, pronto a farmi fare qualche vaccata che nemmeno sospettavo di poter fare. E non sono l'unica a pensarla così. I clienti che mi telefonano di lunedì, alla cortese domanda "come stai", rispondono invariabilmente "Come vuoi che stia? E' lunedì...".
Il mio studio sull'orrore prodotto dal lunedì ha recentemente raggiunto livelli di alta scientificità, con la prova provata che è una giornata che reca con sè qualcosa di maledettamente insano. E maleodorante. Perché il lunedì, nella mia palestra da Bassa, è il giorno della Kick Boxing.
Purtroppo a tenere il corso non è la Gentile Istruttrice, lei si limita a concedere in uso metà della palestra al "maestro" della disciplina e a tutti i soggetti che riesce a convincere ad allenarsi con lui.
Questa infausta manifestazione del raccapriccio del lunedì si è offerta ai miei sensi qualche mese fa. Quel lunedì sera arrivo e trovo quasi tutti i macchinari della palestra stipati in solo una metà della sala. Guardo perplesso l'altra metà e mi chiedo che mai ci dovranno fare. Dopo di che, per quell'anima rompicoglioni un po' umarella che mi contraddistingue, decido di andare a fare proprio l'unica macchina rimasta a bordo della metà denudata. Tempo 5 minuti, e cominciano ad arrivare giovani maschi, dalle pettinature improbabili, che si salutano con vigorose pacche, calci e testate. Contenti loro. Cominciano a svestirsi. E già questo mi fa strano: esistono gli spogliatoi, non sono il punto forte della palestra, ma una porta chiusa dovrebbe sembrare ancora vantaggiosa, quando si tratta di mostrare al mondo la marca della tua biancheria. Così non è per questi giovani, che, garruli come cinciallegre che hanno respirato l'elio, si calano soddisfatti le braghe, si sfilano le maglie e rimangono felici a ballonzolare davanti allo specchio. In mutande. Come si può immaginare, di ballonzolante c'era parecchio. Finalmente, all'arrivo di alcune ragazze, che si presentano cautamente già cambiate, si ricordano di essere lì per altro che non un addio al nubilato di qualche sorella Kardashian e iniziano ad infilarsi vestiti e parastinchi, restando a piedi pericolosamente nudi.
Uno tra tutti ci mette più tempo a ricoprire le proprie nudità, indugiando nel saltellare davanti allo specchio e nel fare mosse alla Rocky, emettendo anche dei versetti da orsetto colpito a fucilate nella bancarella del Luna Park. Non è bruttissimo, è anche discretamente in forma, ma certo non ha uno sguardo straordinariamente vivace, nè una voce molto maschia, per non far menzione della soddisfazione di sè che gli trasuda da ogni esibitissimo poro. Cioè è il re del fastidio e dell'indisponenza. Credo mi verrebbe voglia di saltargli sugli allucioni nudi anche se tutta questa scena la propinasse una domenica mattina di luglio, mentre sorseggio una birra ghiacciata dal materassino di qualche isola greca del genere "c'hai presente tipo due chilometri di spiaggia" (cit. Bisio). Ma, per di più, non sono affatto sulla spiaggia di nessuna isola greca, è un maledettissimo lunedì feriale, sto facendo della fatica fisica, di quella che fa venire la nausea, sono stanca per il solo fatto di essere sopravvissuta alla giornata. Mi faccio forza, sogghigno maligna, augurandomi che il maestro di cotanto scempio cerebrale arrivi in fretta e gli seghi le gambe con qualche ben urlato consiglio sui millimetri di lunghezza concessi per le capigliature maschili. 
In quel mentre, il nostro doppiatore mancato di film porno smette di urlare e dimenarsi, si volta e richiama a sé la festosa folla di ex smutandati. Oddio. E' lui il maestro. In quel breve istante mi passa davanti tutta la vita e capisco che la pace di cui avevo goduto per mesi nella palestra della Bassa, dove tutti sono gentili e nessuna tenta approcci interessati (ma forse questo dipende dal ringhio soffiato basso che proviene dall'Inquisitore Spagnolo appena mi viene rivolta parola) è finita per sempre. Il corso si è difatti appalesato, fin dalla prima lezione, come una compilation delle cacofonie più disturbanti generabili da essere umano. Gli ex Smutandati prima fanno un lunghissimo riscaldamento, in cui si corrono dietro in cerchio, cambiando ogni tanto verso ed inciampando uno sulle natiche dell'altro, abbozzando qualche maldestro pugno. Qui il mio nervosismo si è impennato: non c'è niente di peggio che vedere gente che si dedica ad una disciplina sportiva senza averne determinazione. Regola che per me vale perfino quando la disciplina dovrebbe essere dettata da un uomo che ha, evidentemente, un sogno molto diverso nel cassetto: il sogno di essere un giorno la macchina che nei luna park ti sfida ad esercitare la tua forza scazzottando un pallone. E' infatti lui,  il Maestro, la causa principe della cacofonia. La crea e dirige con talento, mentre gli Smutandati allievi arrancano col fiatone, con delle urla di incitamento che sono identiche al suono di quella macchina quando dai un cazzotto bello forte.
Poi passano tutti insieme a saltare la corda, incrementando il numero di coloro che inciampano nei propri piedi e fissano smarriti i compagni, come a chiedersi perchè il pavimento è improvvisamente sotto le loro mani, invece dei loro piedi. Vorrei poterli aiutare, fornendo loro l'indizio che forse, dico forse, tutto ciò ha qualcosa a che fare con le sneakers (anche qui!) piatte e mal allacciate che  i più giovani indossano, unitamente all'abitudine di tutti di strascicare i piedi, invece di alzarli da terra. Condotta che, se normalmente può anche funzionare e non intralciare la locomozione, diviene sicuramente ostacolante, quando si tratta di far passare una corda sotto i piedi stessi, senza che il pavimento si sia trasformato in fumo.
Il gruppo di ex Smutandati prosegue inarrestabile per quasi due ore, durante le quali finiscono per scambiarsi un paio di colpi maldestri, tutti abbozzolati nelle protezioni, e per fare una notevole serie di addominali e flessioni malissimo fatti, che non serviranno davvero mai a nulla. Il tutto, con il sottofondo dell'Uomo che Sussurrava al Punch Ball, che li incita con la sua vocetta acuta. Due ore così e avevo voglia di usare l'aspirante membro del Luna Park come pedana del tapis roulant. Sognavo letteralmente di impiegare il bastoncino per gli esercizi in un modo molto meno elegante e molto più tradizionale. Anche perchè, alla condotta da Armata Brancaleone, che da sola basta a renderli soggetti ideali per un linciaggio vecchio stile, si deve aggiungere il tocco aromatico: dopo due ore, tra piedi nudi e protezioni sudacciate (entrambe le categorie non grandi habituè delle abluzioni), nella palestra c'è un tale tanfo che la maggior parte dei non Smutandati respira dentro il proprio asciugamano, tentando di evitare il più possibile le macchine che sono troppo vicine agli urlatori. I quali, in questa prima lezione, forse orgogliosi del fatto che i frequentatori della palestra li fissassero sbalorditi, si sono a più riprese lanciati in imprese ardite, finte zuffe, scherzi esilaranti, che terminavano tutti con qualcuno che si rotolava sul sedile della pressa o sulle panche da addominali. Con non poca rottura di coglioni per chi, ingenuo, voleva soltanto farsi il proprio allenamento, non schivare zombie dinoccolati come in un video gioco vivente.
Ricordo, in quel primo lunedì di P.U.S. (Picchiatori Urlanti e Smutandati), di essere uscita dalla palestra veramente arrabbiata, per la violazione della mia pace da Bassa, e sconsolata, per la prospettiva di dover eliminare dei giorni dal mio programma di allenamento, cioè tutti quei giorni in cui questi puzzoni avessero imposto la loro rumorosa presenza alla palestra tutta. Avevo fatto male i miei conti. Soprattutto, avevo sottovalutato le tecniche della Gentile Istruttrice, formata alle più raffinate violenze psicologiche. E così il lunedì successivo, di malavoglia e brontolando, varco la soglia della palestra, costretta dagli impegni settimanali ad incrociare ancora una volta la strada del gruppo P.U.S., e mi trovo davanti un cambiamento sconvolgente. Perfino io, che apprezzo colori e decorazioni, mi sono fermata allucinata sulla soglia, sentendomi un concorrente del reality "Vendo casa disperatamente", appena tornato a visitare il proprio muffo appartamento anni '60 dopo che è passato per le mani dell'architetto di turno, che lo ha ribaltato a suo di carton gesso, faretti e tempera color grigio balena. La metà della palestra occupata dai macchinari era come sempre. L'altra metà era stata delimitata ed isolata con una serie di enormi, lunghissimi e pesantissimi tendaggi molto arancioni, trattenuti qui e là con delle corde decorate con enormi girasoli finti, molto gialli. Gli stessi girasoli spuntavano da molti angoli della metà della palestra deputata ad accogliere il P.U.S.. Gli Smutandati sono arrivati incerti, fissando sbigottiti cotanta decorazione, si sono cambiati velocemente, senza esibizionismi, che tanto non vedeva più nessuno, per via di quelle tende opportunamente coprenti, e hanno eseguito tutto il loro repertorio di movimenti imprecisi in un quasi totale silenzio. La dissonanza di quei colori, rispetto alla loro maschia esuberanza, li ha annientati. Chiunque cantasse "mettete dei fiori nei vostri cannoni" come simbolo di pace, non aveva mai conosciuto la Gentile Istruttrice e le sue tecniche di smontamento occulto. Mi si è avvicinata, sorridente e gentile, eterea e pura come una fata buona, ma con un luccichio in fondo agli occhi, che prima non avevo notato. Il luccichio di chi sa. "Che ne pensi, Sara?", mi ha chiesto serena. Che ne posso pensare? "Bellissimo. Grazie." Lei ha annuito, un po' Gandalf. Io ho sorriso, per nulla Frodo (mi rifiuto di identificarmi con il frignone per eccellenza della storia del cinema). Tutto intorno a noi la Bassa, di nuovo pacifica e riposante, al netto del P.U.S..

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