mercoledì 21 agosto 2013

Meraviglia del vivere nell'oggi: una volta, per sentire quanto le nostre vite fossero insignificanti rispetto al tutto universale toccava aspettare il tramonto, sperare in assenza di nubi, trovare un posto a ridotto inquinamento visivo e farsi venire il torcicollo a guardare le stelle. Finalmente, davanti a quella marea di lucine e lucette, faccia a faccia con l'ipotesi che chissà quanti abitanti di chissà quanti pianeti stessero facendo la stessa cosa in quel momento, si poteva considerare la piccolezza della vita umana. Un bel po'di fatica per un misero momento
di autocommiserazione cosmica. Adesso, con una connessione internet, un profilo facebook e qualche amico di quelli giusti tutto si fa più immediato.
Niente come facebook ha il potere di farti sentire che la tua esistenza è altamente trascurabile e piena di punti morti, che ti stai perdendo la vita che gli altri si godono così appieno. Mi basta spulciare nei profili altrui per arrivare alla conclusione che, pur mantenendo i dubbi sull'esistenza di vita sugli altri pianeti, qualche certezza ce l'ho, tipo che i miei amici hanno una vita che in confronto alla mia è tutto un rutilare di eventi fighissimi. La varietà è l'arma segreta di questo sistema, perchè con facebook puoi capire la tua pochezza a 360°, qualunque sia il settore di tuo interesse. Per chi soffre sul fronte sentimentale ci sono sempre almeno dieci amiche che postano tutte le milleduecento foto del loro matrimonio da fiaba o che modificano ogni venti minuti il proprio stato con una dedica dolcissima al proprio fidanzato, in cui le parole "amore", "eternità" e "sempre" la fanno da padroni. Queste però sono anche le stesse che ti danno belle soddisfazioni, quando le ritrovi sei mesi dopo a lanciare anatemi dallo stesso profilo contro lo stesso amato (parole d'ordine: "mostro", "cattiveria" e "patetico"). Per chi zoppica sul fronte lavoro, pronti i post degli amici che hanno inquadramenti professionali impronunciabili, con incarichi dai profili fumosi quanto basta a far nascere il dubbio che tutti, tranne te che leggi, abbiano fatto carriera nel Pentagono senza dirtelo e ora siedano allo stesso tavolo con Denzel Washington e Morgan Freeman a decidere se deviare il maledetto asteroide o farlo esplodere mostrandogli qualche puntata di Walker Texas Ranger (perchè Chuck Norris tutto può, altro che Bruce Willis). A ciò si aggiunga la cattiveria inutile di Linked In e dei suoi curricula poliglotti.
A quanti sognano di vedere il mondo e riescono ad organizzare soltanto gite in giornata a Casal Borsetti, facebook offre interi album degli altrui viaggi in luoghi esotici, il che porta con sè spesso altre amare riflessioni sul fronte guadagni. E naturalmente nessuno resta immune al confronto nell'ambito Svago Settimanale: i profili degli amici letteralmente vomitano montagne di foto di discoteche, aperitivi, mostre, cene, cinema addirittura. Impossibile uscirne indenne, tutti prima o poi fanno i conti con l'amara considerazione che, post alla mano, la loro vita sociale non è figa quanto quella dei loro amici.
Personalmente ho voluto fare un esperimento, per capire cosa si prova ad essere quella con la più più bella vita postata, almeno per un giorno, tipo Cenerentola del web. Provarci è facile, basta selezionare le amiche giuste, individuate sulla base del numero di foto pubblicate negli ultimi 15 giorni e del numero di "mi piace" guadagnato a vanvera, ed organizzare un aperitivo. E' un'esperienza dura, soprattutto per chi, come me, non ha la mascella ben allenata allo sbadiglio, ma che fa bene all'anima, perchè ti fa scoprire che i possessori di profili strafighi quella nomea se la coltivano a caro prezzo: con il controllo continuo delle notifiche altrui, con al risposta sempre pronta ai commenti, con un aggiornamento in tempo reale della propria posizione nel mondo, con incessanti post del proprio pensiero, con pubblicazione delle foto di ogni dettaglio dell'aperitivo, dalla marca del vino, alla condensa sul bicchiere di birra, per finire con l'angolo sbucciato del tavolo in formica. Un'attività a tempo pieno, il cui ritmo serrato costringe a non staccare mai mani e occhi dallo smart phone di turno, assumendo la caratteristica posa della digitatrice senza speranza, che, mi duole ammetterlo, è davvero sgraziata. La comunicazione verbale viene ridotta a mugugni di circostanza, che non sempre vanno a tempo con il parlato degli altri, ed infatti vengono rifilati, dai meno esperti, anche al cameriere che attende le ordinazioni. Si digita furiosamente per circa un'oretta, poi ci si saluta con le frasi di rito ("fatti sentire, eh!" e "non facciamo che ci si rivede a natale!") e il giorno dopo si attende trepidanti il consenso globale degli amici a mezzo dei commenti da invidia ("Noooo...perchè non mi avete detto che facevate aperitivo?!"). 
Alla fine delle mie ricerche, essere fighi su facebook mi risulta attività di non poca noia e parecchia fatica, il che spiega la magrezza di quanti ci riescono,e chiaramente non fa per me. Non mi resta che arrendermi alla pochezza della mia vita sociale e stappare la solita birra ghiacciata. Con una speranza in più: se l'universo è come facebook, noi, il Pentagono e gli abitanti di Roswell possiamo dormire sonni tranquilli e smettere di attendere l'invasione di forme di vita aliena di suprema intelligenza.

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