sabato 19 luglio 2014

IL CATALIZZATORE DELL'INASPETTATO

Adoro andare ai convegni, di qualunque tipo, da chiunque organizzati. Non perché mi spediscano a gratis in posti fighi, con piscina, spa e ristorante a dieci stelle (per quello, avrei dovuto fare il medico), né perché mi consentano di ampliare i miei orizzonti professionali, visitando paesi diversi ed esercitando il mio inglese, mentre mi aggiorno su temi di mio interesse (per quello avrei dovuto fare i soldi veri e pagarmeli). Soltanto perché è sempre garantito l'effetto Catalizzatore dell'Inaspettato. Ciò che non pensavo esistere, lì si materializza,
per la gioia del mio senso del surreale, le scene che non avrei creduto, o più spesso voluto, vedere mi si concretizzano davanti agli occhi, nello splendore del 3D naturale. La noia non mi raggiunge mai, nemmeno quando il titolo dell'incontro basta di per sé a far impugnare l'agognata lametta.
L'ultimo convegno è partito con un mio clamoroso contropiede, auto inferto: dopo essermi trascinata sulle spalle, per circa 3 chilometri di sanpietrini, lo zaino con il pc, nella consapevolezza che nel luogo del convegno c'è un tavolo  inutilizzato di cui spesso mi approprio, ho trovato la MIA postazione occupata da un bambuccio imbronciato, che si qualificava, dopo attenta analisi, come il Ragazzo di Bottega di nota casa editrice. Credo gli avessero spiegato che lo scopo della sua presenza era la tentata vendita a nastro delle copie di un certo libro, ma credo anche che qualcosa nella comunicazione, ad un certo punto, si debba essere inceppato. Forse si era distratto, magari teneva la pipì da tre ore e aveva approfittato di un giro di spalle dell'interlocutore per correre al bagno non visto, o, più banalmente, era stato vittima di un RLA (Rapimento Lampo da Alieni), frequentissimo in tempo di crisi, soprattutto a richiesta e soprattutto in periferia, dove le navicelle parcheggiano meglio e senza costi. Comunque sia andata, il Ragazzo di Bottega aveva chiaramente prestato orecchie soltanto all'incipit "siediti composto dietro il tavolo", perché ivi sedeva rigido come un surgelato, complice la camiciola bianca inamidata dalla mamma, capello scolpito in un rigido ciuffo in cima, rasato ai lati, in ossequio alla più recente rivisitazione bambuccia del vangelo tricotico secondo i Take That. Recava, modesto, le mani giunte in grembo, nello splendore dei suoi abbronzatissimi 19 anni (a dir molto), sul volto una inconfondibile espressione da primo piano di telenovela brasiliana, con quel misto di malinconia diffidente e di virginale ritrosia, il tutto sovrastato da un accenno di doloresegretomaprofondissimo. Intenso, impetuoso, nel suo immobilismo. Cosi tanto immobilismo, che solo dopo molti minuti di sguardo carico d'odio (per la sottrazione illegittima del MIO tavolo) ho potuto svelarne il segreto: ciò che passava per intensità meditativa era in realtà un eroico sforzo di concentrazione, mirato ad evitare l'inevitabile, la calata selvaggia della palpebra per troppa noia. Inutile dire che ha perso, ma dopo molto combattere.
Nel frattempo mi ero rassegnata ad una seggiola scomoda e priva di ripiano ed avevo aperto il pc sulle gambe, per richiuderlo quasi subito. A parte che, in assenza di aria condizionata e alla presenza di circa 40 partecipanti, l'aria della saletta era rovente e il timore che mi cioccasse il computer tra le mani molto reale, c'è anche da dire che la relatrice incaricata aveva la voce più stentorea e penetrante mai udita. Impossibile anche solo compilare un test psicologico propinato da una rivista femminile a caso, mentre nelle orecchie penetravano quei suoni, coadiuvati dalle chiacchiere dei vicini di sedia. A quel punto non mi rimaneva che guardarmi intorno e così ho fatto, venendo subito premiata per la mia iniziativa. Incredibile come le persone interpretino e personalizzino il termine "adeguato" quando si tratta di abbigliamento. Alla sinistra del ring la sfidante, la Signora Semplice&Solare, di bianco vestita, con una abitino a metà coscia, smanicato, abbottonato sul davanti e così trasparente che potrei, a ragione, criticare pure la sua biancheria intima, il cui unico merito constava nell'esserci. Ai piedi un paio di coloratissime Birkenstock ortopediche, con decorazioni floreali e quella bella suola rialzata in sughero che fa subito vano della portineria. Alla destra del ring la campionessa, la Signora Bolognadabbene, con una maxi maglia a maniche lunghe in lana (non è un'esagerazione, ma una raccapricciante realtà), allacciata sulla schiena da una lunga teoria di bottoncini, correttamente avvinti alla propria asola solo fino a metà (la metà bassa. Ma non bisogna riderne, la signora forse vive sola o con qualcuno basso e dalle braccia molto corte. In ogni caso son tragedie che vanno rispettate). Vinceva chiaramente lei, la maxi maglia in un primo momento pareva soltanto troppo corta per non accompagnarsi ad un paio di doverosi leggins, ma ad un sguardo più attento e con la luce giusta si rivelava per quel che era: una sottoveste molto chic, coprente solo in apparenza per via del colore scuro, ma trasparentissima con qualunque luce più forte di quella di una accendino. La biancheria intima c'era, ma a stento.
Arbitrava l'inedito incontro la Donna che Sussurrava agli Stabilo Boss, un'avvenente signora con una mini buona da usare come presina per estrarre le lasagne dal forno senza bruciarsi, e un paio di sandali a 12 piani, con tacco 24 (metri), di colore fluo. Il suo è stato un intervento necessario, ha rianimato più di un partecipante e salvato in extremis il signore seduto di fronte a me che, auricolare inserito e libro in grembo, era riuscito ad addormentarsi in tempo record e stava già scivolando lateralmente dalla sedia, in direzione della spalla della sua vicina. O magari ho frainteso, il suo era un originale tentativo di approccio e lei gli ha rovinato tutto il corteggiamento. In fondo ci sta, quando mai un uomo ti regala così tanta tenerezza come quando (finalmente) dorme?
Di fianco a me, impegnatissima e concentrata, c'era Nostra Signora della Digitazione: dalla registrazione al convegno in poi, ha con dedizione dato tutta se stessa allo smartphone e alla King. Per chi non lo sapesse, la King è una casa produttrice di giochi on line, la quale detiene una bella fetta dei giochi che è possibile fare o scaricare tramite facebook, tra cui il rinomatissimo Candy Crush Saga. La signora era una professionista navigata. L'ho capito perché giocava contemporaneamente ad almeno tre giochi diversi, e non perché avesse un deficit dell'attenzione o si annoiasse, ma per strategia. I giochini della King sono tutti gratuiti, ma concedono al giocatore soltanto 5 possibilità di gioco, cioè 5 vite, esaurite le quali, a seguito di mancato raggiungimento dell'obiettivo, sospendono il gioco per circa mezz'ora. In alternativa, paghi e compri altri vite. In alternativa, quando sei un professionista vero, giochi ad almeno 3 giochi diversi, in modo che, tempo che esaurisci tutte le vite di un gioco, ti si ricaricano quelle dell'altro, e così via fino a fine convegno. Comunque ci vuole allenamento e tanto tempo per questi risultati e la signora ne portava le stigmate: due piedoni gonfi (o, per dirla nel gergo elegante dell'Inquisitore Spagnolo, due "cipolloni") con adunchi artigli che non vedevano una pedicure, artigianale o professionale, dall'anno dei mondiali con Pertini (e così pure io ce l'ho fatta a dire, almeno una volta in questa estate, la parola mondiali). Lo smalto delle unghie aveva chiaramente visto tempi migliori e, con ogni probabilità, la tonalità dello stesso è stata ritirata dal commercio prima del '96. La signora sapeva anche un po' di stantio, il che mi costringeva ad inclinarmi tutta alla mia sinistra, dove si erano radunate tre amiche per un convegno-dentro-il-convegno. Dopo aver fatto sapere al mondo che ognuna di loro ha almeno due figli, di età spaziante tra gli 0 e i 9 anni, e dopo aver girato circolarmente intorno il caratteristico sguardo "vuoi mettere?Io mi sono riprodotta" (proposta commerciale per la Loreal: sostituire il motto "io valgo" con "io mi riproduco"), hanno iniziato ad analizzare l'ordine del giorno: dove si va in vacanza quest'anno. In sé per sé, la tematica è azzeccatissima e io stessa, potendo, avrei impiegato le preziose ore del convegno a navigare su Booking alla ricerca di un viaggio solo andata per un'isola greca (c'hai presente tipo 2 chilometri di spiaggia, cit.). Ma i criteri di orientamento nella scelta erano esilaranti: il punto era avere la migliore spiaggia a prova di bimbo degli ultimi seicento anni, sulla base di reportage di amiche più navigate, di siti internet, di depliant d'agenzia e, se necessario, di diari di bordo degli esploratori pre-rinascimentali. Hanno verbalmente setacciato ogni granello di sabbia e ogni roccia, promontorio o scogliera dalla Croazia alla Liguria, facendo il giro di tutte le coste italiche, stralciando posti in base all'altezza dell'acqua (indispensabile un mare abbonato alla bassa marea), alla vicinanza della spiaggia alla casa affittata (insomma, loro si adattavano, però se la spiaggia potesse cominciare subito dopo la penisola della cucina sarebbe così comodo...Che poi Mattia, lo sai com'è, gli viene fame ogni due ore e così sarebbe proprio perfetto) ed in base alla tranquillità del posto. Mi duole avvisare gli amici Pugliesi che, se non ho sentito male, la scelta è alla fine caduta sul Salento. Non ho capito quale località né quali spiagge verranno benedette dalla visita della spensierata combriccola, ma, visto l'entità del pericolo, non esiterei ad allertare la protezione civile in tutta la zona. Potrete riconoscere una delle madri coraggio dalle calzature: delle Espadrillas dorate con bordo in cordura, dorata. Ma così dorate che, l'idea che dal set di 007-Operazione Goldfinger potessero essere sparite delle attrezzature di scena, mi ha per un attimo impensierita.
Nel frattempo era cessato il fastidio alle orecchie, sostituito da un brevissimo accenno di applausi, segnale che il convegno era giunto a termine in maniera quasi indolore. Si sono tutti alzati, è rimasta al suo posto solo una ragazza, che pareva carina, normale, quasi presente a se stessa. Poi un signore l'ha salutata passando, e lei ha aperto la bocca, ma invece di sentire la risposta ho sentito il ridicolo "ciao!!!" di una bambina, antipatica, di 7 anni, che pronunciava la parola con tutti i punti esclamativi sopra riportati. Era la voce della ragazza quasi normale. L'ho fissata incredula per molti secondi, per capire se ci vedevo/sentivo male io, se era una ventriloqua, o se il demone di una bambina di 7 anni, antipatica, uccisa ad accettate dai genitori e poi nascosta nella soffitta di una casa in Giappone, si fosse impossessata della giovane. In quel mentre, un altro prigioniero del convegno ha sbuffato accanto a me, nel tentativo di trattenere la risata suscitata dalla voce improbabile. Dunque era tutto vero. O forse era tutto sogno. Ma che avventure.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono cinica, ma non ottusa. Quindi, niente paura, dimmi cosa ne pensi!