martedì 29 dicembre 2015

L'INSTABILE EQUILIBRIO DELLE POCO AFFIDABILI PERCEZIONI UMANE

Ho una convinzione, più o meno da tutta la vita, su cui ho basato un'abbondante percentuale di litigi con fidanzati, uomini in generale, ingegneri, perfino giudici: l'oggettività fa raramente parte delle nostre vite. Forse è addirittura pura illusione. 

Rifletteteci un attimo: cosa c'è di davvero oggettivo, cioè inconfutabile e costante per chiunque, senza distinzione alcuna?
Credo nulla, soprattutto perché il dato di partenza è già una fregatura: a decidere cosa sia oggettivo è l'osservatore umano, che per sua natura è instabile e partigiano. Tutto quello che osserviamo passa per i filtri della nostra esperienze, delle nostre emozioni e di tutto ciò che influisce sul nostro modo di essere senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.

Ve ne fornisco pronta dimostrazione. Prendete la locandina in apertura di questo post: l'ho scovata scorrendo Facebook ed ho avuto una prima reazione istintiva , tra l'altro non proprio originale. Un altro film con la Morante NO. Poi ho letto che il film non è solo con, ma è anche DI Laura Morante. Il NO si è fatto più insistente, insieme alla domanda di tutta una vita: perché il cinema italiano non è ancora stanco del solito personaggio di donna nevrotica pseudo impegnata, in realtà fragilissima e succube dell'approvazione maschile/paterna, che la Morante ci propina da svariate decadi? Ogni volta che vedo un suo film mi prudono le mani, per il desiderio di prenderla a sberle e chiederle come le sia venuto in mente, in un mondo già così a sfavore della donna, di fare dello stereotipo della sindrome premestruale/premenopausa la sua ragione di recitazione. 

Poi l'occhio mi è caduto sul volto sorridente da Giove Pluvio di Marco Giallini e lì c'è stata l'inversione di tendenza. Al cuore non si comanda e il mio batte da tempo di amore immotivato per questo barbuto attore, la cui presenza mi illumina ogni pellicoletta che il nostro cinema riesce a produrre. Per cui, brusco cambio di percezione: magari il film non è così male, magari la Morante per una volta si è presa un po' di Xanax ed è riuscita a recitare la parte di una donna non costantemente bisognosa di supporto psichiatrico. Magari è perfino bello e profondo.

Però. C'è sempre un però. In questo caso il però è biondo ed ha recitato diverse puntate nel ruolo della Cagna: Carolina Crescentini. La detesto da tempi insospettabili e rimango dell'idea che l'essere stata selezionata per il ruolo dell'attrice di soap incapace di declamare il proprio nome e cognome nella fiction Boris non sia riprova che, al contrario, è sveglia e talentuosa. Ed eccola, nella stessa locandina con Giallini, solo più defilata. Sospetto, molto sospetto.

Mi scorro i nomi degli attori che partecipano al film: la Crescentini è abbastanza in cima alla lista, segno che potrebbe imporci la sua presenza sin dai primi minuti di pellicola. Il nome di Giallini, invece, non lo trovo. Poi eccolo, in fondo, per ultimo, dopo la microscopica riga di caratteri che ci informa che la sua è una "partecipazione straordinaria". Un modo delizioso per inquadrare il compito di specchietto per le allodole di un attore che, evidentemente, non fa presa solo sui miei di ormoni. Quindi ok, si abolisce l'emendamento, vale la regola d'oro: un altro film con la Morante NO E POI NO.

L'oggettività, concludo io, non è di questo mondo, ma il libero arbitrio cinematografico sì, per fortuna. Un diritto che ho conquistato combattendo duramente, liberandomi di un certo ex, fanatico della filmografia di Segal e Van Damme, e poi anche di quell'altro ex, consumatore compulsivo di film tratti da fumetti. Mi sono volutamente fatta mancare una terza tipologia di ex, quello amante dei film italiani/francesi/islandesi DI NICCHIA, perché anche il masochismo conosce dei limiti. Ed ora, veleggiando verso la maturità, mi godo il conquistato diritto alla soggettività parziale, senza il minimo accenno di senso di colpa. Comunque Giallini poi forse un'occhiatina la vale...

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