Ho ripreso in queste settimane la gaia tradizione degli aggiornamenti professionali obbligatori, quei corsi che mi servono per collezionare punti-credito da riportare scrupolosamente sul mio ligio librettino della formazione. Lo so, detto così fa tanto raccolta stoviglie di design, collezione Pennon-Sfarina, ma la verità è che c'è sempre qualcosa da imparare.
Ad esempio, nell'ultimo ho imparato che
se un convegno ha una pausa pranzo prevista dalle ore 13.00 alle ore 14.30 è meglio che ti trovi da fare fino alle 14.29, perché i solerti addetti alla sala non ti fanno rientrare prima e tu finisci impalata sullo sgabello più alto del bar, da cui scrivi con le gambette penzolanti e da cui per scendere devi girarti di pancia e spenzolarti come su una seggiovia bloccata a 20 metri di altezza, in qualche ridicolo film dell'orrore islando-canadese. Sono questi i momenti in cui ti ricordi del perché avevi cestinato i jeans blu scuro che hai scelto di indossare oggi, in un impeto di ottimismo primaverile. Impeto che si schianta imperioso contro la pelle budinosa delle gambe, a digiuno di sole da due anni, e che non trova sostegno nella circolazione sanguigna completamente bloccata dall'inguine in giù.
se un convegno ha una pausa pranzo prevista dalle ore 13.00 alle ore 14.30 è meglio che ti trovi da fare fino alle 14.29, perché i solerti addetti alla sala non ti fanno rientrare prima e tu finisci impalata sullo sgabello più alto del bar, da cui scrivi con le gambette penzolanti e da cui per scendere devi girarti di pancia e spenzolarti come su una seggiovia bloccata a 20 metri di altezza, in qualche ridicolo film dell'orrore islando-canadese. Sono questi i momenti in cui ti ricordi del perché avevi cestinato i jeans blu scuro che hai scelto di indossare oggi, in un impeto di ottimismo primaverile. Impeto che si schianta imperioso contro la pelle budinosa delle gambe, a digiuno di sole da due anni, e che non trova sostegno nella circolazione sanguigna completamente bloccata dall'inguine in giù.
Ho anche imparato che non ho uno studio figo. Francamente questa è una delusione, ero convintissima di essere ben piazzata, con il mio stile giovane (...) e casual. Invece no, sono stata una stolta. Mi manca lo zainetto con il logo e il nome dello studio. Qui però mi nasce anche il problema anagrafico: per essere veramente cool devi aver collezionato almeno quattro cognomi diversi e parecchio lunghi, e questo a prescindere dal numero di soci dello studio. Sto chiaramente messa male, già ho un nome di battesimo di sole quattro lettere, non ho nemmeno un cognome con suffisso, che ci scrivo sullo zainetto? Il mio codice fiscale? La password di facebook? Il codice numerico del mio smalto preferito?
Sempre in campo anagrafico, pecco anche di mancata composizione del primo nome. E' breve, non ha aggiunte, non un prefisso, nemmeno una protesi dentaria. Non come quel fortunato che ho colto al volo, mentre correvo affannata sulla scia dell'ennesimo ritardo, e che ho sentito chiamare gaiamente da un amico, con un nome comodo comodo: Pier Luca. Chiaramente un diminutivo di Pier Lucano. Devo parlare con i miei genitori, pretendo una breve relazione, in almeno due punti, che spieghi perché non hanno pensato di chiamarmi Gian Sara, o Sara Piera, o SaràquelcheSarà. Non avrò mai più il coraggio di presentarmi a Chicchessia, il quale avrebbe comunque un nome più denso del mio.
Ho imparato che sono una degli ultimi professionisti rimasti che rinuncia alla palestra per fissare un appuntamento di lavoro e non il contrario. E non è che l'ho scoperto perché sono una patita dei sondaggi volanti su argomenti Chissene, ma perché mi sono messa nell'unico punto del corridoio prescelto dagli altri 599 partecipanti per venire a telefonare. Il numero di volte in cui ho sentito la frase "no, a quell'ora/quel giorno no perché ho palestra" è incalcolabile. Come pure innumerevoli sono i fatti personali e imbarazzanti che sono stati riversati a chiara voce nelle mie orecchie, che tentavano di non ascoltare. Mi sono trovata costretta a fissare intensamente qualcuno dei Telefonanti per trasmettere il messaggio che forse il tono non era quello adatto a parlare di interventi chirurgici e corna multiple, elencate per ordine alfabetico dei cognomi dei partecipanti. Nota divertente: nella prima stesura di questo articolo avevo scritto "partecipippanti". Incredibile ciò che può il subconscio.
Ho imparato che sono una degli ultimi professionisti rimasti che rinuncia alla palestra per fissare un appuntamento di lavoro e non il contrario. E non è che l'ho scoperto perché sono una patita dei sondaggi volanti su argomenti Chissene, ma perché mi sono messa nell'unico punto del corridoio prescelto dagli altri 599 partecipanti per venire a telefonare. Il numero di volte in cui ho sentito la frase "no, a quell'ora/quel giorno no perché ho palestra" è incalcolabile. Come pure innumerevoli sono i fatti personali e imbarazzanti che sono stati riversati a chiara voce nelle mie orecchie, che tentavano di non ascoltare. Mi sono trovata costretta a fissare intensamente qualcuno dei Telefonanti per trasmettere il messaggio che forse il tono non era quello adatto a parlare di interventi chirurgici e corna multiple, elencate per ordine alfabetico dei cognomi dei partecipanti. Nota divertente: nella prima stesura di questo articolo avevo scritto "partecipippanti". Incredibile ciò che può il subconscio.
Ho infine imparato dal barista, sfacciatamente sexy e (ahimè) dichiaratamente gay, dell'importanza di scegliere con oculatezza le piante da arredo. Dunque, lasciamo perdere i soliti ciclamini della nonna o le stantie orchidee, dal barista definite testualmente "un trionfo di frocerie", spazio alla pianta del momento: il banano. Non credo, in tutta onestà, di sapere distinguere un banano da una pianta di pisello odoroso, ragione per cui d'ora in poi passerò più tempo al bar, dove il vero sapere dimora.
Una sola conferma, in questa giornata di novità: Candy Crush Saga e derivati vanno ancora per la maggiore.
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