mercoledì 25 marzo 2015

DIALOGO INTORNO AD UNA LINGUA MORTA E SEPOLTA

(Una mite serata bolognese di marzo. Lei e Lui passeggiano per le stradine alberate che circondano l'Ospedale Sant'Orsola, dopo essersi scofanati la pizza di Un Turco Napoletano, consigliatissima perfino a colazione. Più che passeggiare arrancano, per via dell'iniziativa di Lei di andare a piedi secondo un itinerario che nella sua testa era più veloce, ma che alla prova dei fatti si è rivelato aver allungato il percorso di  circa il doppio, causando tra l'altro enormi vesciche proprio a Lei, che ora cammina come se le avessero saldato il malleolo con la rotula.
Ispirata dalla brezza primaverile, Lei si è lanciata con soddisfazione,
e già da diversi minuti, in un pippone psico-antropologico che spiega a Lui tutto quello che non avrebbe voluto capire della propria esistenza.)
Lei (con la veemenza di un dittatore illuminato): - ...e quindi è evidente che lo fai soltanto perché il tuo ruolo è quello di colui che mantiene lo status quo. Se ci rifletti...
Lui (col volto improvvisamente acceso di interesse): - Che poi...cosa vuol dire esattamente SQUO?
Lei (inciampando nelle proprie parole, ma sperando ancora di aver capito male): - Squo?!
Lui (con l'urgenza del giovane assetato di sapere): - Sì, squo, cos'è che vuol dire esattamente?
Lei (con la desolazione nel cuore e molti decibel di troppo): - SQUO?!
Lui (cominciando a preoccuparsi che Lei sia un po' sorda o un po' tarda o tutte e due le cose, sillabando le lettere e calcando a modo su quella bella esse argelatese): - Eh, sì, S-Q-U-O. Cosa vuol dire?
Lei (esasperata): - Squo non vuol dire niente, che io sappia, almeno che tu non sia in Balla coi Lupi e non abbia intenzione di riferirti alla donna di qualche tribù di nativi americani.
Lui (interdetto): - Ma come...allora STATU SQUO cosa vuol dire?
Lei (ormai rassegnata): - Direi nulla.
Lui (sconvolto dalla rivelazione): - Ma l'hai detto tu prima!
(Seguono diversi minuti di difficile spiegazione, durante i quali, nonostante le iniziali resistenze, Lei riesce a far capire a Lui che ha posizionato la esse sulla parola sbagliata. Lui appare molto deluso e insiste ancora un po' a chiedere se davvero squo non esiste e pretende lo spelling di squaw. Rassegnato, chiede anche il significato della parola quo.)
Lui (pensieroso e molto deluso): - Ma allora, scusa...Qui, Quo e Qua come me li spieghi?
Lei (impietrita): - ...?
Lui (convinto): - Ma sì, scusa, non torna mica. Qui vuol dire qui, Qua è qua, ma Quo che c'entra?
(La conversazione è morta, assassinata, su questo ultimo, non convenzionale ragionamento. Si dimostra ciò che ho sempre temuto: Topolino è un giornaletto potenzialmente dannoso e i nomi dei personaggi Disney sarebbe stato meglio non tradurli mai. Almeno c'era la giustificazione della lingua straniera.)

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