Durante il wee kend (come lo scriverebbe Lui, geniale autore dell'espressione STATU SQUO) può capitare a molti di mangiare pesante, tipo mattonate in fondo allo stomaco, che poi ti si ripropongono fino al week end successivo, anche sotto forma di ruttini discreti. Una sensazione fastidiosa e di riflesso, su cui si ha poco potere, che va subita con pazienza e innaffiata con tanta acqua, frutta, verdure e molti caffè. Però ha una sua utilità: questa condizione di ingovernabilità temporanea dello stomaco porta a meglio riflettere su
cosa effettivamente si sia mangiato, su cosa proprio non si sia digerito e sui posti in cui certamente non si metterà mai più piede, preferendo vivere.
cosa effettivamente si sia mangiato, su cosa proprio non si sia digerito e sui posti in cui certamente non si metterà mai più piede, preferendo vivere.
Nel mio caso, galeotto fu uno scalogno sottaceto, che anche dopo tre giorni ha proseguito a mostrarmi tutto il suo risentimento per essere stato inghiottito nella giornata di domenica. Così ieri mattina, mentre tentavo di domare il senso di nausea da montagne russe e di raggiungere ragionevolmente sana l'ufficio notifiche, mi sono trovata a riflettere su come sia stato il pranzo nel corso del quale lo scalogno ha trovato la sua giusta sorte (con un nome così che si aspettava, la presidenza dell'orto?). Siccome il tragitto fino alle nobili stanze degli ufficiali giudiziari è di una quindicina di minuti, ho avuto modo di rivivere tutto il film del pranzo incriminato. Non è stato un bel pasto. Anzi, forse in generale non è stato affatto un bel fine settimana. Ho lavorato anche nei festivi e quando non ho lavorato ho discusso, pesantemente e con lunghissimi musi di magnifica eloquenza. Non fa meraviglia che lo stomaco sia in rivolta, lo scalogno era quasi l'ultimo dei suoi problemi.
La dannazione di noi donne è la memoria e quella straordinaria capacità, di cui ho letto da qualche parte e che quindi credo abbia una sorta di fondamento scientifico non troppo ad minchiam, di riascoltare le conversazioni come se avessimo un registratore direttamente incastonato nel cervello. Ricordo di aver letto in merito che la spiegazione sta nella solita necessità per noi donne di capire al meglio i pargoli anche quando si esprimono come Biscardi, ragione per cui il nostro cervello sarebbe programmato per memorizzare e rianalizzare il suono che in un primo momento ci era parso privo di senso, fino a scoprire ciò che davvero è stato detto. Sospetto sia possibile anche ascoltarlo al contrario e scoprire messaggi satanici, perfino nel blaterare intasato del Postino minus habens che ogni giorno mi consegna la posta del Signor Popoff, che non ho il piacere di conoscere. Esoterico a parte, avendo citato il malefico postino mi sorge il dubbio che la funzione sia stata inserita più a beneficio del sesso maschile che non dei figli. Si sa, i neonati crescono e le mamme invecchiano, prima o poi qualche parola i figli la imparano. Sull'uomo al proprio fianco, invece, c'è spesso da gettare la spugna. Magari in faccia a lui, meglio se intrisa di un mix letale di acqua stantia, Svelto del 1995 e ragù della mamma rappreso.
Fatto sta che, durante la riproiezione interna del pranzo, ho realizzato che mi sono state dette alcune cose di un certo peso e con notevoli implicazioni (tipo, una a caso, che mi girano come gaie girandole a dimensione pale eoliche) e non ho potuto evitare di chiedermi: sono state dette con intenzione e cognizione di causa o sono il frutto della malsana abitudine di alcuni di sparare a zero nel momento di massima rabbia? Al che ho anche considerato che tra i molti difetti che mi vengono attribuiti, sicuramente non c'è quello di parlare a vanvera perché mi si è chiusa la vena sulla fronte. Nel bene e nel male, quando sono ferocemente incazzata dico sempre e comunque cose che penso. Magari si tratta di cose che, in circostanze normali, non avrei sentito la necessità di esternare, ma non sono esagerazioni dirette a ferire od offendere.
A questo punto del flusso di coscienza, il maledetto meccanismo di memorizzazione mi ha fatto riemergere un ricordo ancora più datato, una madeleine muffa proveniente dal passato di alcuni anni or sono. Una frase che mi ripeteva spesso e parecchio fiero un mio ex fidanzato, uno che dei luoghi comuni aveva fatto la propria ragione di vita e l'incubo di quanti lo frequentavano. Roba che Volo in confronto poteva mettersi a confezionare biscotti della fortuna. La frase, che risuona ora saccente nella mia testa, era la seguente: parla quando sei arrabbiato e farai il più bel discorso di cui ti pentirai per tutta la vita.
Ora mi rivolgo a voi, donne e uomini, sia che abbiate il meccanismo di registrazione incastonato nel cervello, sia che ci sia solo un singolo neurone che spacca tutto con la clava perché ci sta, è una scatola cranica maschile e bisogna fare bordello (cit. Unpirla): tutti sapete quanto si discuta oggi della breve durata dei rapporti di coppia. Si dà la colpa al fatto che le persone non abbiano pazienza né voglia di faticare per costruire qualcosa insieme. E potrebbe essere. Poi però ti trovi di fronte ad una sintassi scombussolata come quella dell'Ex Fidanzato Pontificatore (che, per amore di sintesi, chiameremo da ora in poi PontiFEx, con moltissime scuse a Papa Francesco) e capisci che il vero problema non è come gestire la separazione. Il vero problema è come far credere alla Procura che la mannaia Miracle Blade rinvenuta nella scatola cranica del tuo PontiFEx lì sia finita per una serie di sfortunate coincidenze-barra-teorie del complottismo, assurde ma non impossibili. Niente ammazza la chimica tra due persone come l'oblio completo dell'analisi logica e, all'occorrenza, grammaticale. Niente, infine, salva il Lui attuale da una cazziatona postuma* come il riemergere di simili ricordi e l'immediato paragone, che lo fa sembrare, al cospetto di PontiFEx, un dio della narrativa contemporanea.
Dunque, la conclusione scientifica è una sola ed è importantissima: il rigurgito infra settimanale, con tutte le sue conseguenze, più che nel Brioschi effervescente, trova sollievo nel ricordo di ciò che fu e che, a Dio e alla Polizia piacendo, non è più.
*Nota di stampo socioliogico-letterario: dicasi "cazziatona postuma" quella sfuriata a scopo educativo che viene elargita al partner non nell'immediatezza della flagranza di minchiata, bensì successivamente, a distanza anche di giorni, allorché Lei, annoiata dallo stato di pace che fa seguito ad una litigata, riascolta nella testa l'ultima discussione e trova materiale fertile per un incazzo tutto nuovo. E' senza dubbio la più crudele delle cazziate, perché giunge sul malcapitato, che già credeva di averla fatta franca, mentre lo stesso giace inerme e rilassato. Provatela, è di grande soddisfazione.Dunque, la conclusione scientifica è una sola ed è importantissima: il rigurgito infra settimanale, con tutte le sue conseguenze, più che nel Brioschi effervescente, trova sollievo nel ricordo di ciò che fu e che, a Dio e alla Polizia piacendo, non è più.
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