Vorrei portare alla vostra cortese attenzione la mia straordinaria qualità di veggente, che ho da poco verificato: ho iniziato a scrivere della prima serata di Sanremo mercoledì mattina, molte ore prima della seconda serata e senza aver letto nemmeno mezza anticipazione o pettegolezzo, perchè, con grande onestà, non me ne importa molto. Eppure, ci ho preso in tutto: in un colto riferimento alla letteratura greca, cito Argentero, come esempio parallelo al fu Bova (oggi pandolone) di bello&buono, ed ecco Argentero comparire sul palco dell'Ariston. Quindi la mia scrittura ha pure
valenza evocativa.
valenza evocativa.
Purtroppo si è manifestato su cotanto palco smagrito, un po' smunto, con un capello che ha conosciuto colori e foggia migliori, con un'aria da sfigatello che il forzato accento Torinese non aiutava nemmeno un po'. In più, è venuto accompagnato. Non dalla bella moglie, Myriam Catania, bensì da Claudio Amendola, sempre più simile, nella forma, ad uno di quei fiaschi che addobbavano la celebre bottiglieria de I Cesaroni. Talmente gonfio, che ormai quando compra le camicie stacca il primo bottone in anticipo sugli eventi. Sai comunque il risparmio sulle cravatte. Ovviamente trattavasi di promozione di film in uscita, ma s'è trovato tempo pure per il pistolotto di ringraziamento alla moglie, Francesca Neri, che gli ha cambiato la vita. L'ha detto con due occhi lucidi e rossi, da amante delle piante esotiche con foglie multipunta, che non disdegna comunque un salto in Bottiglieria, ma dal lato giusto del bancone.
Avevo anche, sciaguratamente, cantato vittoria perchè Emma, nella prima serata, non aveva fatto sfoggio di inglese alcuno. Pensavo di poter stare tranquilla anche nella seconda serata, parata da Carlomio, che l'inglese lo sa e soprattutto sa che non è comunque il caso di far sfoggio di alcun che, essendoci una traduttrice simultanea e un pubblico caprino a casa, che di grazia se capisce la parola Glamour quando la legge sulla copertina di una rivista. Non avevo considerato il fattore Eurovision Song Contest, più potente di tutte le dieci piaghe d'Egitto con l'aggiunta dell'undicesima in omaggio per le prime cinque telefonate (spese postali gratuite per ordini superiori ai quindici milioni di locuste).
Ospite della serata è la vincitrice di quella gara lì, ovvero Conchita Wurst, che peraltro non avevo mai sentito cantare, ma indubbiamente di voce è dotata. E' dotata anche di una sobrietà e di un garbo che Emma non ha mai conosciuto, il che la dice davvero lunga sul garbo di una delle due, considerato che l'altra ha pure la barba. Con tutto che mi fa sempre simpatia, la cara Emma, con quello stile da ragazzetta beccata mentre faceva fuga da scuola e sbattuta per punizione ad indossare abiti penalizzanti, su di un palco severissimo. Insomma, Conchita canta, Carlomio la raggiunge, la intervista un po', lei risponde con un bella voce, bei sorrisi e un inglese così scandito che capisce perfino il mio adorabile fidanzato, senza ausilio della traduttrice Rai, che comunque c'è e per fortuna. Sembra tutto destinato a finire nel migliori dei modi, quando ecco che, tra lo stupore generale, si fa avanti Emma a portare i fiori a Conchita. E lo fa con uno sguardo sprezzante che recita "tu mi hai avrai anche battuta a quella gara lì di cui non so pronunciare il nome, ma hai visto io dove sono ora?". E dove sei, ora? A portarle i fiori. Stimati.
Ma prima che chiunque possa cambiare canale per la vergogna ancora troppo recente di essere stati rappresentati in Europa da questa signorina, che non sa l'inglese e che pare avere centimetri di collo in meno anche con il vestito della seconda serata, tutto scivola rapidamente nel dramma: Emma si sporge decisa, Carlomio ha un guizzo di panico negli occhi e la nostra eroina esclama "Dis flauerz ar for jù, bicoz jù ar biutiful laic a flauer. Gud lac, bebi". Escluso che si tratti di un pezzo di canzone di Taylor Swift, nonostante la piattezza manifesta; escluso altresì che Emma abbia avuto uno svarione che l'abbia indotta a credere di essere in un film degli anni '50 al posto di Clark Gable, per via di quel "Good luck, baby"; non resta che l'ovvio, dotato di alta probabilità: considerato quanto è stata messa alla berlina per l'intervista in inglese rilasciata proprio all'Eurovision Song Contest, è quasi certo che abbia voluto prendersi la sua rivincita, forse non perfezionando il proprio inglese, ma preparandosi la frase da recitare. Sono quasi sicura che non conosca altro, in quella lingua. Soprattutto visto la faccia che ha fatto quando non so quale altro ospite straniero le ha urlato dietro "Emma I love you!" e lei si è impietrita, nel panico, con lo sguardo di chi cerca disperatamente un aiuto durante l'interrogazione sulla metrica giambica.
Purtroppo della seconda serata non mi rimane molto altro. Ho avuto una fugace visione di Pintus, che a me mai è piaciuto, ed ho compreso che la maledizione dell'Ariston aveva colpito pure lui. Sebbene Siani sia stato veramente imbattibile, la sua esibizione della prima serata è stata di una tale profondità, da rendergli agevole continuare a scavare per seppellirsi da solo. Comunque gli si dà anche volentieri una mano. In questo periodo di neve poi, chi è che non ha una pala in casa.
Pareva che i testi se li fosse scritti cinque minuti prima, mentre fumava una sigaretta, sul retro del pacchetto vuoto. Ho visto animatori da matrimonio più preparati e meno beceri di lui. Secondo me l'annuncio fatto da Carlomio subito dopo, per far sapere al mondo che Siani devolverà il compenso in beneficenza, non è stato frutto di una decisione del comico, che aveva un'aria piuttosto rattrappita. Perchè Carlomio pare tanto bello, buono e abbronzato, ma quando je girano non se la sta mica a raccontare, ti pota il compenso come se fosse una pianta di salvia in gennaio e ti rimanda a posto con una pacca sulla spalla. A capirlo prima, lo si indicava anche come Presidente della Repubblica.
Unico momento davvero epico della seconda serata, il collegamento con Rocco Tanica. Già solo fisicamente, per la postura, la camminata lungo i tavolini dei colleghi giornalisti, la voce da inviato speciale del Tg5, la sua apparizione risollevava animi e ascolti. Quando poi ha iniziato ad illustrare i titoli delle riviste, spaziando dai giornaletti porno fino a Man's Health (che poi, forse, tanto spazio tra 'sti due non c'è), anche Carlomio, che vigilava attento da una finestrella a sinistra dell'inquadratura, si è sciolto in una bella risata spontanea. Più che spontanea, di sollievo: basta con i comici involontari.
Non vi sto a raccontare l'intervento di Rocco Tanica, sento che potrei farne solo uno scempio, e quindi lo trovate qui. E che il Dio Ariston vi accompagni e protegga.
Ultima nota: ieri mattina, andando al lavoro (eh sì, v'ho fatto lo scoop: ne ho uno vero, alternativo a quello di curare in malo modo questo blog), ho ascoltato su Radio2 "La terra dei cachi" di Elio e le storie tese. Ho dovuto constatare una volta di più l'ovvio, e cioè che sono mostri sacri della musica, per i quali non ringrazierò mai abbastanza (anche perchè, effettivamente, è la prima volta che lo faccio) il mio ex compagno di scuola, Riccardo Fedrigo, a sua volta notevole musicista, che me li fece scoprire in seconda media, anche se sicuramente non se ne ricorda. Come direbbe Emma, zenc jù, Riccardo.
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